Coronavirus e Messa streaming. C’è del comico in questa follia

foto tratta da Koinè Magazine

di SARA DI GIUSEPPE –

C’è del comico in questa follia. Il comico sono i bus che imbarcano fedeli per inseguir messe nelle chiese aperte del limitrofo Abruzzo, dove la Conferenza Episcopale non ha avuto ordinanze regionali cui scapicollarsi ad obbedire, come nelle Marche. Il comico è la Messa disponibile in diretta fessbuc su iniziativa di qualche parroco marchigiano: che se uno fessbuc non ce l’ha, si può organizzare con parenti e amici per visioni collettive. Come quando la tivù ce l’aveva solo il vicino ricco o il bar della piazza, e allora ci si radunava tutti là il sabato sera a vedere “Lascia o raddoppia” con Mike Bongiorno.

Ma c’è anche del tragico in questa follia. Il tragico è, nelle nostre Regioni,  l’essere amministrati (si fa per dire) da gente così. Dall’Alpi alle Piramidi, o almeno alla Sicilia. Per “così” s’intende il nordico Fontana in tivù con la mascherina sbagliata indossata al contrario e rinchiusosi in buffa auto-quarantena, tanto per rassicurare i cittadini (No Panic – Ok, Panic: come la scritta alternatamente lampeggiante per i passeggeri dell’aereo in caduta libera in un indimenticato film, parodia dei disaster movies).

Per “così” s’intende il nostrano Ceriscioli che sforna ordinanze al ritmo di brioches della panetteria sotto casa e che a uguale velocità è costretto a (ri)mangiarsele. Si ascriverebbe di diritto alla categoria del comico/grottesco anche tutto ciò, se non fosse per le motivazioni e le ricadute delle ordinanze emanate dalla nostra Regione.

Le motivazioni, se dettate da sincera sollecitudine per la salute pubblica, farebbero (in parte!) perdonare la scempiaggine (l’intelligenza, come il coraggio di Don Abbondio, “se uno non ce l’ha non se la può dare”). Ma sappiamo che non di quello, bensì solo di gioco politico trattasi: di sgambetti e rivalità correntizie per cui ad Ancona non par vero fare il gesto dell’ombrello – tie’ – alle fazioni regionali dello stesso partito (oddio, partito…), col Presidente di Regione che si sfila dalle direttive del governo centrale.

Le ricadute, drammatiche a livello internazionale, nazionale, locale, sono quelle che tutti sappiamo. Plasticamente rappresentabili, qui da noi – per limitarsi a un solo quadro dell’esposizione – nelle frotte di studenti per giorni in libera uscita a San Benedetto come pecore matte, impegnatissimi coi selfie e col consumo di costosi intrugli seduti ai caffè del centro (quelli sì, ben aperti). Con buona pace degli assembramenti… Che se sono quelli che si vuol evitare, bastava chiudere non le scuole ma i centri commerciali e lasciare aperti librerie, musei, teatri, biblioteche: non ci sono luoghi più deserti, qua da noi, dovrebbero essere raccomandati dai protocolli del SS.NN.

Resta che agli ordini stupidi si potrebbe/dovrebbe disobbedire. Si fa perfino nelle caserme e in guerra, qualche volta. Dunque compagnie teatrali, formazioni musicali e orchestre, direzioni di teatri e di cinema, tutti costretti a inviare valanghe di newsletters annuncianti cancellazioni e rimborsi; scuole e università scippate delle attività didattiche con conseguenze nefaste sugli studenti… se tutti insieme – coordinandosi per categorie, non è difficile – reagissero ad ordinanze emergenziali insensate e dannose con un unanime atto di disobbedienza civile, non sarebbe un bellissimo Tornate a bordo! rivolto a se stessi e contro l’idiozia al potere?

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