di RAFFAELLA CIUFO –
LONDRA – Il dott.Christian Jessen, quarantenne superpalestrato medico britannico e conduttore televisivo di successo, nonostante il supporto dei suoi studi e lo spiccato interesse coltivato per l’arte ha reso l’evidenza – con le sue ultime parole diventate in brevissimo famose in rete – della sua inguaribile malattia di uomo sciocco. Reso tale dal resistente virus del razzismo culturale patologico, che si annida interstizialmente fra i neuroni, bruciandoli. Difatti solo così – e specialmente in un momento tanto grave per l’umanità e parimenti tanto carico in Italia di sapere, attivismo e umana solidarietà – si può spiegare che qualcuno, tale Jessen, possa beatamente dire: «Può sembrare un po’ razzista e dovrete scusarmi, ma non pensate che il Coronavirus sia un po’ una scusa? Gli italiani usano delle scuse per chiudere tutto e smettere di lavorare un po’, per avere una lunga siesta».
Tali considerazioni si commentano da sole e sì, caro Christian Jessen , sembrano un po’ tanto razziste, un tema – riteniamo – degno di essere inserito nel tuo noto programma televisivo “Malattie imbarazzanti”. Consideriamo una forma di razzismo altrettanto grave, quella che distingue i ricchi e potenti dai poveri e ovviamente deboli. Sono naturalmente questi ultimi, quelli che Boris Johnson considera di fatto costituenti “il gregge”. Una posizione persino in controsenso in un paese, che fa delle numerose charities una sua cifra.
Le organizzazioni di volontariato con finalità caritatevoli, cui si dedicano con costante impegno e abnegazione anche personaggi di spicco della famiglia reale. Chissà che cosa ne pensa Elisabetta, di questa fortezza del cinismo, eretta da BoJo e che con rappresentazione plastica vede in cima alle solide mura i ricchi ad osservare giù nel basso con distacco, tipicamente inglese, nell’attesa infine di poter contare quanti capi siano rimasti del cosiddetto “gregge”. Grazie Brexit, oggi rendi i pensieri più lievi.
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