Amadeo Peter Giannini: un banchiere, un uomo di marketing moderno

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Amadeo Peter Giannini è un americano di seconda generazione, figlio di emigrati italiani, liguri, dalle parti di Chiavari. Nasce il 6 maggio 1870, nella contea Santa Clara, a San Josè, città grande e vivace nel nord della California, nel vivo di quell’area geografica che molti anni più tardi sarà conosciuta come la Silicon Valley. Amedeo cresce in fretta. In un periodo in cui i nostri italiani fanno fatica, vivono nelle loro comunità e molti parlano ancora poco e male l’inglese, con una percentuale di analfabeti, lui incanala una serie di coraggiose intuizioni e diventa il primo a mettere in atto iniziative fortunate che cambieranno lo stile bancario e il marketing, senza mai dimenticare le proprie origini. A soli 34 anni, Giannini fonda la Bank of Italy. I suoi clienti non sono i ricchi industriali americani o potenti commercianti, come normalmente sono a quel tempo i fruitori dei servizi bancari. Sono persone modeste che mai avrebbero ottenuto credito altrove: artigiani, negozianti, piccoli imprenditori locali. É una scommessa con il destino che forse non si comprenderebbe se non tenessimo conto di un episodio che probabilmente segna indelebilmente la sua vita.

Circa 27 anni prima, lui ancora bambino di appena sette anni, vede morire il padre, ucciso per un alterco per il debito di un dollaro che il debitore non voleva restituirgli. Amedeo, anni dopo, studia economia. Tra le motivazioni: “Non si può morire per un dollaro”.
Tornando alla Bank of Italy, la grande prova delle sue idee innovative l’ha in conseguenza ai movimenti tellurici di quel nemico invisibile che ancora oggi rappresenta la grande paura dei californiani: la Faglia di Sant’Andrea. Nel 1906 irrompe in tutta la sua potenza devastante il grande terremoto di San Francisco: 50.000 case distrutte, anche a causa di un gigantesco incendio consequenziale alle scosse sismiche, insieme a edifici pubblici e commerciali. Circa tremila deceduti e oltre 200.000 gli sfollati. Un’intera economia azzerata, tra difficoltà infinite. Giannini, banchiere giovane di banca giovanissima, fa quello che nessun altro avrebbe fatto: piazza un tavolo per strada, tra la gente, nell’area portuale. Ci mette su il cartello della Banca d’Italia ed offre prestiti per aiutare la ricostruzione.

Quali garanzie può avere, se non la fiducia su persone degne che avrebbero fatto di tutto per restituire il denaro? Rischia molto Amadeo Giannini, ma ha ragione. In un certo senso, parte della San Francisco che conosciamo oggi la dobbiamo a lui. Apre in pochi anni altre filiali, dapprima nelle città californiane, poi, gradualmente, in altri stati americani, restando fedele all’idea originaria: dare credito a gente semplice, italiani, ma non solo. Nei primi anni del secolo scorso, un piccolo agricoltore non avrebbe mai ottenuto un prestito in altre banche. Il successo suggerisce al nostro Amedeo una ulteriore espansione. La Banca d’Italia diventa, nel 1919, la Banca d’America e d’Italia che a sua volta si trasforma, nel 1927, nella Bank of America. Fa fusioni con altri gruppi, acquisisce clienti strategici e, nell’arco di un ventennio, diventa la prima banca al mondo per entità di deposito.

Giannini non è solo un banchiere, è un uomo di marketing moderno. Ad esempio, è sua l’idea di vendere a rate le automobili. Ed è un reale filantropo, uno di quelli che riesce ad avere visioni etiche importanti. Con la Giannini Family Foundation, fondata nel 1945, promuove la ricerca medica. Nel periodo bellico, e con l’aiuto del figlio, fa di tutto per evitare il confinamento nei campi di concentramento agli italo-americani. Finita la guerra, sostiene il piano Marshall, partecipando, come banca, alla ricostruzione e al riavvio dell’Italia. Aiuta in maniera importante anche la Fiat.

In casa propria, in California, dobbiamo a lui un grande aiuto allo sviluppo dell’industria cinematografica di Hollywood, restando attento al messaggio culturale. É lui che finanzia la Walt Disney, i film di Charlie Chaplin (“Il monello”, ad esempio) e quelli di Frank Capra, quando quest’ultimi sono ancora sconosciuti e inascoltati. Ed è suo il finanziamento necessario per realizzare la mega opera del Golden Gate Bridge, progettato dall’ingegner Joseph Baermann Strauss, lungo oltre i 2.700 metri, per collegare le due sponde della Baia di San Francisco. Nell’anno in cui è stato realizzato, il 1937, risultava il ponte più lungo al mondo. Tuttora è un esempio di architettura e ingegneria d’avanguardia. Esteticamente ineccepibile. Un uomo così innovativo e creativo, così geniale, pur generando inevitabilmente profitto, che resta etico e reinvestito in altri crediti, forse meriterebbe qualche riconoscimento in più. Negli Stati Uniti c’è una piazza a suo nome, a San Francisco, e un francobollo che lo ritrae. Tutto qui, forse troppo poco.

E in Italia? Nel 2004, il governo allora in vigore gli dedica una cerimonia per il centenario della Bank of Italy. A parte una rotonda ad Arona, inaugurata pochi mesi fa, e un busto ad Arezzo, sembra non ci sia altro a suo nome, non una via né una piazza. Eppure, Giannini ha fatto per gli italiani in America molto più che dare un po’ di prestiti. Ci ha creduto, li ha sostenuti, ha rischiato in proprio. Ha avuto una fiducia cieca verso l’economia debole, quella di chi ha poco denaro ma tanta volontà di farcela. E’ uno per il quale “il sogno americano” è qualcosa di più di uno slogan: è una visione, una missione, un modo per offrire un riscatto concreto a persone che inizialmente non avevano avuto una grande accoglienza in terra straniera, ma che avevano speranze, idee, progetti, voglia di un futuro.
Muore a San Mateo, California, nel 1949. Una sua frase, che racchiude il suo modo d’essere, è: “Nessun uomo possiede in realtà la ricchezza, ma ne è posseduto”.

Per questo non voleva accumulare per se stesso, non era interessato ad essere ricco solo per apparire tale. Il denaro doveva essere un mezzo e non un fine. Alla luce dei fatti, guardando la sua biografia, e c’è chi l’ha studiata bene, nessuno oggi può smentire l’etica concreta di Amadeo, la sua visione lucida e lungimirante. Eppure, in un’epoca in cui occorrerebbe saper guardare i buoni esempi, pochi sanno chi è. E a questo occorrerebbe porre rimedio.

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