Premio Strega, in viaggio verso la finale. “Ragazzo italiano” di Gian Arturo Ferrari

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Direttore dei Libri prima per Rizzoli e poi per Mondadori, Gian Arturo Ferrari esordisce a settantasei anni come scrittore e lo fa con un romanzo di formazione raccontando, attraverso l’infanzia e l’adolescenza di Ninni, l’Italia degli anni Cinquanta-Sessanta. Due mondi a confronto, quello industriale di Zanegrate (in Lombardia) dove la vita era regolata dalle sirene delle officine, con le macchine a vapore, le ciminiere e una società gerarchica divisa in classi e quello rurale di Querciano (in Emilia-Romagna), dove la politica la fa da padrona, dove ogni cosa era bianca o rossa e non esistevano vie di mezzo neppure per i funerali. Due case, due voci, due stili di vita e anche due presenze educative diametralmente opposte: un padre sempre contro e una nonna sempre dalla sua parte.

Scritto in buona parte attingendo alla propria vita, come ammette lo stesso autore, Ragazzo italiano è suddiviso in tre parti (Il bambino, Il ragazzino, Il ragazzo) e copre la vita del protagonista solo fino ai vent’anni. Dopo un approccio scolastico carico di difficoltà perché balbuziente, con un padre autoritario per cui sente di non essere il bambino che avrebbe voluto e una madre sottomessa, Ninni viene istradato all’amore per i libri dalla nonna, ex insegnante convinta che l’unico lume in grado di accendere una minima luce nel buio del futuro fosse l’applicazione nello studio, la dedizione all’imparare, la volontà di affrontare la fatica dell’apprendere e che ogni prospettiva di miglioramento passava di lì, qualsiasi meta si volesse raggiungere. Questo è l’insegnamento di vita più prezioso che possa ricevere, il solo a rivelarsi vincente rispetto alla rigida educazione post fascista impartitagli dal padre. Trasferitosi a Milano, Ninni diviene uno studente modello, può frequentare un liceo prestigioso, costruire il suo futuro e avvicinarsi anche alla politica.

La storia di Ninni è quella di una generazione cresciuta nel mezzo, dopo quella della guerra ma prima di quella del boom economico. I giochi con la neve per strada, il teatrino parrocchiale, la vigilia di Natale con la luce del camino, il profumo di pino mescolato a quello dei mandarini che lo addobbavano, cedono progressivamente il passo alla civiltà borghese, all’avvento della televisione, della società dei consumi. Un romanzo leggero e a tratti persino romantico a cui manca, però, il finale, cosa che lascia presupporre la prossima pubblicazione di un sequel.

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