di AMERICO MARCONI –
Eccoci all’appuntamento nella chiesa di San Martino a Grottammare davanti ai resti dell’affresco, sul primo pilastro a sinistra, che raffigura la Madonna del Latte. Proprio nel luogo dove sorgeva il tempio della dea Cupra: divinità dei Piceni, legata all’acqua e alla fertilità. L’affresco originario, probabilmente del XIV secolo ed eseguito alla maniera dei seguaci di Vincenzo Pagani, è stato sottoposto a un attento restauro che ne ha permesso la visibilità. Fino a pochi anni fa era affiancato da una tela del XX secolo che ricostruiva le delicate fattezze della Madonna e di Gesù poppante.
Il tema di una divinità che allatta un’altra divinità proviene dall’antico Egitto. È Iside, moglie dello scomparso e resuscitato Osiride, ad allattare loro figlio Horus. Nel nascente cristianesimo la prima immagine di Maria col Bambino è realizzata nella catacomba di Priscilla e risale al III secolo. Gesù è seduto sulle ginocchia e accosta la testa al seno di Maria. Nel XIII – XIV secolo si diffuse la cultura pittorica di rappresentare la Madonna del Latte, in cui Maria seduta su un trono allatta Gesù. Quando è accomodata a terra viene denominata Madonna dell’Umiltà. Fu un evidente tentativo di avvicinare l’immagine sacra al culto popolare. In quanto fino al 1800 era pratica solo delle persone umili allattare i figli. L’aristocrazia si avvaleva di balie per paura di sciupare il seno e, secondo i Romani, di legare troppo il figlio alla madre. Ebbene nel XIV secolo nell’Italia Centrale fiorirono i dipinti della Madonna del Latte, ad opera di pittori più o meno famosi.
Usciti dall’abbazia di San Martino, a non più di duecento metri verso mare, c’è una Fonte del Latte. Presente fin dall’antichità. Gli storici locali descrissero un bassorilievo in pietra arenaria con un volto femminile (forse la dea Cupra) col capo cinto da un diadema. “L’acqua, specie se con particolari caratteristiche ferruginose o solforiche, colorazioni lattescenti o a temperature insolite, fu creduta nei secoli dimora di divinità, depositarie di virtù curative, divinatorie e profetiche…” spiega Giuseppe Speranza. Difatti fonti d’acqua taumaturgica sono sparse sul territorio, in paese come in campagna. La Fonte del Latte in San Martino è stata oggetto di un attento e meritevole restauro nel 2018, dove si è immaginato, nel nuovo bassorilievo posto sopra la cannella, il volto della dea Cupra.
Le partorienti e le puerpere pregavano dapprima dinanzi all’immagine in chiesa. E secondo un’usanza si recavano da sette famiglie nei dintorni per chiedere e ricevere sette pezzi di pane. Poi andavano alla Fonte del Latte, sotto lo sguardo del volto in pietra, attingevano l’acqua miracolosa e vi mettevano il pane ad inzuppare. Quando era pronto lo mangiavano. Infine tornavano davanti alla sacra immagine dell’affresco, a chiedere con fervore un parto felice e un allattamento abbondante. E questo fu fatto per secoli, nella preghiera del cuore di madri forti e coraggiose. A noi non resta che rimanere in silenzio, davanti all’abbondante fiotto d’acqua che ripropone la loro incrollabile fede nella vita.
Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata