di PGC (PIER GIORGIO CAMAIONI) –
Si chiama Nuovo Cinema Geneviève, il “nostro” Cinema Paradiso sambenedettese sul mare, però funziona solo di notte e danno sempre lo stesso film: una triste sfilza di nomi di barche morte proiettata su uno “schermo” di ferro sghembo blu-scuro. Niente immagini, niente movimento, muto. Per lo spettacolo non si paga biglietto né occorre essere sedia-muniti, si sta in piedi, dura come un “corto”… Se piove, ti bagni, se dalla strada un Suv imbizzarrito sbanda e ti accoppa, amen.
Una genialata: al moncone di prua di un ingombrante rugginoso barcone da pesca mezzo-rottamato/mezzo-salvato, aggiungi un luccicoso involucro di soldi pubblici e di sponsor santi subito, infiocchettalo con metrate di appiccicosa retorica sempre a portata di microfono et voilà, il pacco è pronto: il Monumento che mancava. Appena inaugurato in pompa magna – e in tempi di Covid! – Nuovo Cinema Geneviève è già un successo. Con il costruendo adiacente mini-anfiteatro sarà pure teatro. Clap – Clap.
Ma è un film fasullo, come il suo Cinema. Questa Geneviève non è rappresentativa dell’autentico mondo peschereccio sambenedettese. La sua storia è corta e debole, a tratti oscura. Gli stessi nomi delle barche di quella gloriosa epopea sono sbagliati, alcuni; altri sono abusivi; altri mancano del tutto. Come se un Alfredo locale, scimmiottando l’Alfredo di “Nuovo Cinema Paradiso”, avesse fatto dei “tagli”, per paura o per ignoranza o per tutte e due.
Così è improbabile che i tenaci superstiti del negletto popolo dei pescatori sambenedettesi, trovandosi casualmente – non invitati – in platea, si emozionino, si commuovano, si inorgogliscano al ricordo del loro tempo faticato, malamente e goffamente riavvolto “come di un film la pellicola”, pure senza rispetto e senza poesia. Solo la “Produzione” e il “Regista” del film, involontariamente ispirati dalla vicina – e a loro indigesta – “Scultura di parole” di Ugo Nespolo, potranno saccheggiandola mormorare:
LAVORARE
LAVORARE
LAVORARE
PREFERISCO
IL NUOVO CINEMA
GENEVIÈVE
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