di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
«Le persone omosessuali nel mondo hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo». Papa Francesco rompe un tabù millenario e cancella la classificazione dell’omosessualità come l’opera del demonio. Nella lunga intervista contenuta nel docufilm di Evgeny Afineevsky presentato al Festival del Cinema di Roma, il Pontefice affronta uno dopo l’altro i temi più delicati del mondo contemporaneo, dalle ingiustizie sociali all’immigrazione, dal razzismo all’omosessualità, dimostrando ancora una volta di essere un rivoluzionario in un Vaticano che fatica a stargli dietro.
«Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. – prosegue – In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo». La Conferenza Episcopale Italiana si è appena opposta a una legge contro l’omofobia e lui si schiera a favore di una legge sulle unioni civili per i gay, con buona pace dei tanti ipocriti che praticano un cattolicesimo di facciata e dei politici che sfilano alle parate in difesa della famiglia tradizionale alla ricerca di consenso elettorale fra chi predica l’odio. Non è un’apertura alla possibilità di celebrare matrimoni gay in chiesa. Non ancora. E i passi avanti da fare sono ancora tanti, ma la strada è quella giusta.
«È Dio che ti ha fatto gay. E Dio ti ama». In queste poche, semplici parole dirette al giovane Juan Carlos Cruz, vittima cilena di pedofilia e presente alla serata di proiezione, è racchiuso il senso di tutto. La differenza non la fa l’identità sessuale, così come non la fa la nazionalità o il colore della pelle. L’unico discrimine fra le persone è tra chi ama e chi odia.
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