di AMERICO MARCONI –
Tutto nasce da una foto, una piccola foto rotonda, inviata da un amico restauratore che lavorava al Castello Pallotta a Caldarola. La memoria collegò a quel tondo un’immagine lontana e tracce di una storia. Fu allora che partii per vedere il maniero e raccogliere materiale. Anche se sapevo di non poterlo visitare perché gravemente danneggiato dal terremoto del 2016. Avvicinandosi a Caldarola il castello dei Conti Pallotta si fa notare, dominando con le sue grandi mura l’intero borgo e le ampie verdi vallate che lo circondano. Il paese, situato in provincia di Macerata, affonda le radici nel basso periodo medievale, ma la sua architettura è stata stravolta nel XVI secolo dagli interventi promossi da papa Sisto V e da alcuni dei suoi cardinali. In particolare fu il porporato Evangelista Pallotta che decise di mettere le mani su uno degli edifici più imponenti di Caldarola, un castello costruito attorno al IX secolo sulle pendici del colle Colcù. Il cardinale, per dare importanza al piccolo paese dov’era nato, stabilì la sua residenza estiva proprio in questa fortificazione, dandole il nome di Castello Pallotta.
Nelle sue corti e nelle sue stanze ancora si possono percepire tracce di personaggi illustri che, in diversi periodi, hanno abitato il castello. Come Papa Clemente VIII che vi ha soggiornato alla fine del 500. E la regina Cristina di Svezia, gradita ospite della seconda metà del 600. Giunta in Italia dopo la sua conversione al cattolicesimo e la rinuncia al trono, depose ai piedi della Madonna di Loreto scettro e corona. Furono esposti poi nella Sala del Tesoro che lo stesso Papa Clemente VIII aveva voluto sistemare nel Santuario: per mostrare gli oggetti d’inestimabile valore che i pellegrini nei secoli avevano regalato.
Ma torniamo al Castello Pallotta e alla storia che ho ricostruito. Si svolge nel 1840, quando Maddalena Pallotta sposa a 15 anni il cugino Giuseppe. In realtà il matrimonio combinato trova il cuore di Giuseppe già saturo d’amore per Giulia Corraducci. E una volta sposata Maddalena la lascia sempre sola nel castello, per fuggire e rimanere giorni e notti dalla sua Giulia. Maddalena cerca di resistere alla solitudine suonando il suo flauto trasverso. Ma dopo due anni muore consumata dalla tristezza e dalla delusione. C’è un’altra versione ben più crudele. Maddalena fu avvelenata con una pozione contenente il succo di bacche di tasso. Pianta velenosa presente nel parco del castello.
Ma chi l’avvelenò? Il marito per liberarsene o la famiglia che l’aveva destinata al convento e invece si trovò travolta dallo scandalo? Sta di fatto che a Maddalena furono negati giovinezza e amore. Per questo torna nei luoghi che l’hanno vista infelice sotto forma di fantasma. Preferisce apparire in presenza di giovani fanciulle, forse evocata dalla purezza dei loro cuori e dei loro sentimenti. Alla sua comparsa sempre si ode nell’aria tenue il dolce suono di un flauto.
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