di MARTINA SCIARRONI (M.Art.&) –
Ieri, come da consuetudine, il canale principale della rete televisiva nazionale ha inaugurato l’anno mandando in onda “Danza con me”, lo show di Roberto Bolle… e devo dire che la cosa mi fa molto piacere. Non voglio entrare nel merito della trasmissione in sé, se pur il mio personale giudizio è del tutto positivo. Ma voglio cogliere l’occasione per parlare della Danza, quella disciplina artistica che a mio parere rientra negli archetipi collettivi.
Se ci pensiamo bene la danza è innata in ciascuno di noi… non a caso ciò che ci da vita è una graviDANZA, il nostro corpo infatti comincia a compiere i suoi primi movimenti immerso nel liquido amniotico, svolgendo la più dolce e lunga danza della nostra vita. Ma abbandonando questo aspetto romantico e ricercandone uno più scientifico, antropologicamente la danza è stata da sempre il linguaggio che l’uomo ha utilizzato per parlare con il divino: la danza era il rito propiziatorio per eccellenza, era il modo per festeggiare una nascita e per esorcizzare il dolore di un lutto.
La Danza è forse la lingua più universale che esista, attraverso essa ciascuno di noi può esprimere la propria cultura e può incontrare l’altro, superando quelle difficoltà oggettive che la lingua interpone tra lo scambio e l’incontro dei popoli. La danza ci appartiene, è la forma artistica più democratica che esista. Ballerini e danzatori professionisti si diventa dopo lunghi e faticosi anni di impegno e studio (mi ha sempre colpito come una coreografia sia un risultato così morbido, libero e leggero ma legato a un percorso rigido, faticoso e impegnativo come quello dello studio della disciplina della danza… è davvero affascinante!).
Ma torniamo alla democrazia della danza. Tutti, e dico tutti noi, abbiamo almeno una volta mosso il nostro corpo all’inseguimento di un ritmo. Abbiamo inevitabilmente espresso un’emozione o ne abbiamo legata una a quello specifico momento in cui noi eravamo liberi dai limiti che ci siamo posti di avere nel muovere braccia e gambe nel mero svolgimento di un attività “utile” a un fine… la danza è libertà!
È vero molti di noi non sanno ballare, ed è giusto che il titolo di ballerini sia proprio solo di chi passa anni a sacrificarsi per raggiungere la perfezione del movimento, ma ciascuno di noi può muovere anche solo una piccola parte del suo corpo dando a quel movimento una libertà d’espressione: possono ballare gli occhi, possono ballare le nostre labbra… possiamo ballare muovendo anche solo un dito, possiamo ballare in compagnia oppure da soli, possiamo ballare senza musica, seguendo il nostro ritmo interiore… provate a farlo, nascerà un sorriso spontaneo sul vostro viso!
La danza è democratica. Si può ballare a qualunque età, conoscere e rispettare il proprio corpo è il primo passo per ottenere il movimento più armonioso che possiamo raggiungere… la bellezza di un bambino che muove le sue gambette come molle cercando di non perdere l’equilibrio, o l’eleganza di un’anziana signora che muove la mano nel ricordo di un lontano valzer… il corpo energico di un giovane o quello sicuro di un adulto.
La danza è democratica e come tutte le democrazie rende liberi. E allora auguriamoci un anno all’insegna della danza che, come essa ci ha insegnato nei secoli, ci porti ad essere consapevoli di noi, consapevoli dell’altro, ci insegni a rispettare il ritmo di ciascuno invitandolo a conoscere il nostro… ci faccia tornare liberi di ballare insieme oppure di poter scegliere di continuare a ballare da soli… e soprattutto di poter tornare a riempire i teatri e ad applaudire chi per LAVORO ha scelto di mostrarci cosa un corpo umano può fare se riesce a diventare musica.
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