di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Sembrano tempi lontani, ma non lo sono. Tempi in cui San Benedetto del Tronto viveva momenti di crescita e rinnovamento. Il porto, ad esempio, era stato costruito da pochi anni e soprattutto c’era una vivacità culturale degna di interesse. Stiamo parlando di un secolo fa, gli anni Venti del ‘900. Angelo Landi, pittore originario di Salò, veniva a passare le vacanze nella cittadina rivierasca, incrementando l’amicizia con Armando Marchegiani, giovane artista sambenedettese innamorato della luce del mare, della sua gente, i marinai, le donne del borgo, gli ambienti e gli scorci di paesaggi. È a San Benedetto che Landi dipinge alcune tele dedicate alla città e oggi forse è difficile dire fino a che punto i due amici si siano reciprocamente influenzati, tecnicamente parlando. Vigorose pennellate, piene di energie, di luce, calore umano, forza muscolare, movimento. Sembra di sentirlo quel vento che solleva gli orli delle lunghe gonne delle donne sulla spiaggia mentre arrivano le barche dei loro uomini con le grandi vele colorate. Sembra di sentire sul viso quel sole, la salsedine, la sabbia. Anche le ombre parlano, sono piene, vive nelle sfumature. Armando era molto giovane quando Landi, più grande di circa 23 anni, dipingeva le tele dedicate alla vita marinara di San Benedetto. Probabile, pertanto, che il nostro pittore sia stato calamitato dal quel vigore, da quella capacità espressiva matura e che sia diventato, in un certo senso, l’erede artistico di quella espressività, avvolta di valore naturalistico e umano.
Armando Marchegiani nasce a San Benedetto del Tronto nel corso del 1902. Si diploma a Roma nel 1921, all’Accademia delle Belle Arti e da subito inizia un’attività intensa, anche in giro per il mondo, pur restando fortemente sambenedettese. Nel 1925 vince il Premio Pellegrini grazie all’Accademia di San Luca e poco dopo, nel 1927, realizza la trasferta americana insieme ad un altro pittore, oltretutto sacerdote, Luigi Sciocchetti. Si occupano di affrescare e decorare due chiese, a San Josè e a Oakland, in California. Un’esperienza significativa e formativa che dura un biennio, durante il quale, oltre ai lavori nelle chiese, si esercita brillantemente con i ritratti a personaggi importanti, sia americani che inglesi, riscuotendo consenso e una discreta popolarità. Dopodiché rientra in territorio nazionale stabilendosi a Roma e iniziando un’intensa attività artistica che lo porta ad esporre in importanti gallerie, tra le quali la Kley Kamp all’Aja. L’Olanda è, in un certo senso, una seconda patria. È lì che incontra la donna che sposerà. Continua ad esporre nei Paesi Bassi con qualche passaggio in Norvegia per poi rientrare in Italia, con le tele e i fogli con i ritratti e i paesaggi realizzati in Olanda. Si tratta di molto materiale che gli consente di fare mostre, soprattutto a Roma. Nel 1943 partecipa alla Quadriennale con un dipinto dedicato al Battesimo di Cristo.
Poi, forse perché gli anni salgano e perché è stanco di fare la spola tra Roma e l’indimenticata città natia, fa definitivo ritorno a San Benedetto del Tronto. Il mare è sempre il richiamo più forte e decide di abitarvi vicino. È il 1951. La casa riflette il suo modo d’essere, è semplice, essenziale, con un piccolo giardino. Un luogo del ritorno, del ritrovarsi con se stesso e con gli amici. Non è un eremitaggio, è un luogo aperto, arrivano amici, conoscenti, estimatori. Tra l’altro è un’abitazione che ancora oggi mantiene quelle caratteristiche di semplicità e che ho la fortuna di vedere spesso, passandoci davanti quasi quotidianamente. Pochi anni dopo, nel 1965, partecipa al concorso nazionale in cui l’oggetto è rappresentare le attività della provincia di Ascoli Piceno. Armando Marchegiani realizza un pannello di mt. 10×3,50, che viene poi esposto nel Palazzo della Provincia, e che raffigura la storia del lavoro e le sue persone. Un “affresco” bellissimo, con le sue tipiche pennellate d’effetto, dense e al contempo leggere.
Poi una vita ritirata, libera e anticonformista, ma non isolata. Resta nella sua casetta vicino al mare. Con pochi passi arriva al porto, va a scambiare chiacchierate con i pescatori, a osservarli al lavoro. Vicino all’odore del pescato, ai movimenti tipici delle attività portuali. In definitiva, oggi Marchegiani può essere considerato un pittore fortemente rappresentativo dell’arte sambenedettese del ‘900, con la sua umanità, generosità e semplicità. Parte della sua produzione è visibile nei musei cittadini, in particolare presso la Pinacoteca del Mare, a Palazzo Piacentini, nella parte storica della città. E ci piace concludere che nella Pinacoteca del Mare, nella casa che è stata di un’altra figura importante della cultura cittadina, ovvero la poetessa Bice Piacentini, le opere di Armando Marchegiani sono in compagnia di quelle di coloro che sono stati suoi amici: l’artista svizzero Alfred Châtelain, il pittore di Montefiore dell’Aso Adolfo De Carolis e quel Angelo Landi che veniva in riviera per le vacanze estive e che con Armando condivideva la stessa visione pittorica. Le stesse vibranti pennellate. Armando Marchigiani lascia la dimensione terrena nel 1987.
Copyright©2021 Il Graffio, riproduzione riservata