di AMERICO MARCONI –
Pietrasanta è una città toscana ai piedi delle Alpi Apuane che, con la frazione Marina, si bagna nel mare Tirreno. Famosa agli scultori del mondo intero che vengono a scegliere il bianchissimo marmo ed organizzare mostre. Da una settimana sale alla ribalta della cronaca, per un progetto di riqualificazione che prevede l’abbattimento di ventiquattro tigli secolari in piazza Statuto. L’Amministrazione comunale ha deciso di sostituire le vecchie piante con altre più giovani e cementificare il suolo tra un albero e l’altro per facilitare il passeggio. Un gruppo di ambientalisti, insieme a residenti, si sono opposti con tutte le loro energie a questa scelta. Ci sono state trattative con promesse e rassicurazioni.
Fino al giorno in cui un gruppo di manifestanti si è dato appuntamento alle 7 davanti al cantiere, dove sarebbero dovuti iniziare i lavori di pavimentazione. Ma una volta sul posto notano che la ditta ha dato il via agli abbattimenti. Tre tigli, già capitozzati, stavano a terra. Gli operai hanno quindi abbattuto un quarto albero che secondo i dimostranti non doveva essere toccato, sulla base degli accordi presi con l’amministrazione. Tutti i presenti hanno chiesto di fermare i lavori. A quel punto Serena Ratti, di 42 anni, istruttrice di equitazione viareggina, si è staccata dal gruppo e si è arrampicata su uno dei tiglio costringendo la ditta a interrompere le opere. Dopo 5 ore passate tra i rami e la chioma del tiglio, tra ripetuti applausi, Serena è stata aiutata a scendere dai Vigili del fuoco. Nel frattempo si erano ottenuti solidi accordi per il fermo dei lavori e un nuovo progetto di sistemazione.
L’azione di Serena ne ricorda un’altra, avvenuta nell’anno 1997. Il 10 dicembre Julia Hill, detta Butterfly, di 23 anni, saliva su una sequoia di 600 anni nella foresta di Headwatersche, in California. Col suo gesto volle contrapporsi agli uomini della multinazionale Pacific Lumber Company che volevano abbattere alcune sequoie per interessi economici. Rimase su una piccola piattaforma, all’altezza di 55 metri sull’albero che chiamò Luna, per 738 giorni. Julia affrontò da sola la notte, la pioggia, il freddo, le tempeste. Ebbe difficoltà a compiere le azioni più semplici, come lavarsi o prepararsi cibo caldo. Resistette e scese dopo più di due anni, il 18 dicembre del 1999. Nel frattempo la sua notorietà salvò la vita di Luna e delle altre sequoie. Ha raccontato la sua vicenda nel libro The legacy of Luna, tradotto in italiano col titolo La ragazza sull’albero. Diventò un simbolo dei movimenti ambientalisti. E ricevette un dottorato ad horem in Studi umanistici al New College della California.
Julia Butterfly Hill disse: «La verità è che qualsiasi scelta noi facciamo, cambia il nostro mondo e fa parte dell’eredità che lasciamo. Magari non conosciamo quale impatto ci sarà, ma un impatto c’è sempre. Invece di chiederci se una sola persona può fare la differenza, dovremmo riconoscere che ciascuno di noi fa quella differenza». Di certo Serena nel momento in cui è salita sull’albero, sapendo di essere denunciata, ha pensato le stesse cose. Donne coraggiose e determinate, che rischiano per salvare vite vegetali e lasciare in eredità un mondo migliore. Brava Julia, brava Serena!
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