di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Ci sono personaggi che restano nella storia anche e forse soprattutto per la loro personalità e il forte carisma, oltre che per le azioni degne di essere ricordate. Del resto non potrebbe essere diversamente, dato che l’agire è figlia dell’essere, ma in taluni il livello della “fierezza” è tale da diventare caratteristica dominante. Uno di questi è sicuramente Napoleone Bonaparte, l’Imperatore di Francia, l’altero Generale di mille conquiste (ma anche sconfitte clamorose), il politico che seppe fare della strategia un argomento scientifico. Ed è l’uomo che non ammetteva un passo indietro, mai. Il suo pensiero lo possiamo comprendere nei suoi celebri aforismi. Ma prima di addentrarci su questo terreno, ricordiamo che proprio in questi giorni ricorre il bicentenario dalla morte, avvenuta il 5 maggio del 1821, a Sant’Elena, dove era stato esiliato, sotto il controllo britannico.
Napoleone era nato in Corsica, nell’agosto del 1769 da una famiglia di origine italiana. La storia di Bonaparte interseca uno degli eventi più significativi della Francia ed è, probabilmente, l’evento che più di altri ha inciso su tutta la storia del vecchio continente negli ultimi due secoli: la Rivoluzione Francese. Napoleone si distinse, come militare e politico, proprio nel corso della rivoluzione, diventando generale e ottenendo vittorie nella Prima campagna d’Italia. La sua smisurata ambizione lo portò a diventare dapprima Primo Console e successivamente Imperatore dei francesi (Napoleone I°). Se per la maggior parte degli uomini quei risultati avrebbero rappresentato l’apice di una brillante carriera, piena di soddisfazioni e gloria, per Napoleone era sono una parte, una tappa di un percorso che non prevedeva una fine.
Grazie alle sue abilità di raffinato stratega, conquistò una buona parte dell’Europa Continentale, governandola. Gli vanno riconosciute anche le innovazioni politiche, come il Codice Napoleonico, comprendente la riforma del sistema giuridico, semplificandone le norme. In pratica, il Diritto Civile come lo intendiamo oggi ha i suoi semi in quelle riforme. Poteva finire qui la storia di Napoleone, e sarebbe stata una escalation di successi travolgenti. Ma con il suo temperamento non poteva fermarsi. Ci fu la Campagna di Russia, decisamente disastrosa, e iniziò un declino che ebbe il colpo definitivo con la Battaglia di Waterloo, dove venne sconfitto dall’esercito britannico. La carriera di Napoleone finiva lì. Poi, l’esilio forzato a Sant’Elena, isola lontana da tutto e da tutti. Certo, poteva muoversi liberamente in quello spazio contornato dall’oceano. Ma per lui, abituato a oltrepassare limiti e confini e ad avere il mondo sotto i suoi comandi, equivaleva all’annullamento di se stesso e alla peggiore delle punizioni.
Questa brevissima e sommaria esposizione storica si rende necessaria per meglio comprendere alcune sue frasi celebri: “La parola impossibile non è nel mio vocabolario”; “Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”; “Non interrompere mai il tuo nemico mentre sta facendo un errore”. Si nota un certo cinismo lucido in queste frasi, una forte determinazione e si intravede il suo concetto della strategia. In altre frasi notiamo il suo anticlericalismo che equivaleva, politicamente, a screditare il potere della Chiesa e i suoi uomini: “Io sono circondato da preti che ripetono incessantemente che il loro regno non è di questo mondo, eppure allungano le mani su tutto quello che possono prendere”; “L’ignoranza dei preti è il più grande flagello del mondo” e ancora “I Papi hanno commesso troppe imbecillità per crederli infallibili”.
Sul senso della vita e delle persone: “La realtà ha i suoi limiti, la stupidità no”; “Un uomo combatterà con più foga per i propri interessi che per i vostri diritti”; “L’uomo nato per gli affari o per l’autorità non vede gli individui ma solo le cose, il loro valore e le conseguenze”. Insomma, un pragmatismo asettico, che non lascia spazio alle sfumature, né ai sentimentalismi, tantomeno al buonismo e al politically correct tanto di moda ai nostri tempi, seppure più di facciata che di sostanza. Tanta schiettezza, cruda e affilata, mordente e provocatoria, non era esente, probabilmente, da una personale sensibilità, dalla consapevolezza di sé. Tant’è che una sua frase è piuttosto rappresentativa in tal senso: “L’amor proprio è il più pericoloso dei consiglieri”. Come a dire che tanto orgoglio smisurato, sminuendo l’opinione altrui, innalzando la propria, non era esente da inciampi rischiosi, come la storia ci ha poi raccontato e confermato.
Resta la grandezza del personaggio, di un uomo che ha cavalcato la grande rivoluzione, contribuendo a cambiare i destini di una parte prevalente del nostro continente, e non solo.
“Les hommes de génie sont des météores destinés à brûler pour éclairer leur siècle”
(Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo).
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