Tempo di girasoli: tra mito, cinema, arte e realtà

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Era il luglio di vent’anni fa. Girando per le colline della provincia picena, in quel bel gioco di vigneti, estesi ad oltranza nel saliscendi dei pendii rotondeggianti, tra le vallate e i borghi medievali sui cucuzzoli, alla ricerca di bei casali da fotografare, mi ero imbattuto, giusto sul finire di una lunga curva, in un imprevisto quanto improvviso campo giallo. Giallo girasole. Un bel campo che, tra stradine bianche e caratteristiche case coloniche, degradava verso il mare. Ecco, il mare! La magnificenza di quei luoghi è lì. Sei in piena collina, con alle spalle la catena appenninica a poche decine di chilometri, e il mare, ad est, sembra di toccarlo, giusto il tempo di una camminata sportiva, un giretto in mountain bike, o, se proprio vuoi andare in auto, una manciata di chilometri. Li conti con le dita. Nello specifico, quell’incanto di luci e colori era nel territorio di Ripatransone.

Ma cos’è il girasole, da dove viene e dove si coltiva? Intanto diciamo subito che in Italia è presente prevalentemente in due regioni, tra le quali le nostre Marche. L’altra regione è la Toscana. Il nome scientifico è evocativo e fascinoso: Helianthus, dalle parole greche helios, che significa sole, e anthos che vuol dire fiore. Ed è la più grande pianta a fiori che esiste in natura con quel magico gioco eliotropico, perfetto come una geometria: quello di seguire gli spostamenti del sole. E forse, insieme all’innata bellezza e a quel giallo intenso reso immortale da van Gogh, è proprio lo spiccato eliotropismo che lo rende mitico.

A proposito dei miti, a dire il vero non ce ne sono, per il fatto che il girasole è arrivato molto più tardi nel vecchio mondo. Eppure, ce n’è uno che sembrerebbe perfetto, tant’è che spesso viene associato, pur erroneamente, ed è quello di Clizia, la giovane ninfa innamorata di Apollo, il dio del sole. Talmente innamorata da non mollare mai lo sguardo su di lui. Immaginiamo Apollo e il suo carro luminoso, immaginiamolo come vedremmo il sole che nasce e tramonta. Clizia segue sempre il percorso, non vive d’altro. Apollo cede a tanto amore ma come talvolta accade, nei miti come nella vita, dopo la seduzione segue il disinteresse. Il dio del sole l’abbandona. Clizia si lascia andare, resta ferma in un campo, non si muove con il corpo ma continua a seguire con lo sguardo e, giorno dopo giorno, il corpo subisce una lenta trasformazione, diventa uno stelo che affonda nel terreno le sue radici, diventando eliotropio, pianta che ha un comportamento eliotropico spiccato, come il girasole.

Tornando alla realtà, fatta di agricoltura e colture, il girasole ha origine nelle Americhe, già 1000 anni a.C., soprattutto nel Messico degli Indios. Il popolo Maya ricavava dai semi una bevanda afrodisiaca ed aveva ragione. La scienza ha poi confermato le proprietà stimolanti.
In Europa, e da noi, è arrivato molto più tardi, sul finire del Medioevo. E come dicevamo, in Italia lo vediamo soprattutto nella fascia centrale, sui due lati della penisola. I semi, dai quali si ricava l’olio o vengono consumati nelle insalate, sono ricchi di vitamine, come quelle del gruppo B e la E. Contengono importanti sali minerali e hanno una buona presenza di magnesio e potassio, oltre all’acido folico e quello linoleico. Grazie a questi nutrienti essenziali, il consumo dei semi di girasole si rivela molto utile all’organismo. Basti pensare all’azione che hanno le vitamine e il magnesio.

Talvolta incuriosisce vedere singoli girasoli, lontani dal campo dove c’è la coltivazione estensiva, dando un tocco di originalità al panorama. Sono di innegabile forza attrattiva, cresciuti fuori contesto forse per un seme caduto o trasportato da un insetto. C’è tutta la fascinazione dell’elemento solitario “fuori dal coro”, bello per ciò che è, e nel suo essere inusuale ci rende in qualche modo complici, come certi personaggi di romanzi di formazione. Chi ha letto il “Giovane Holden” di Salinger, ad esempio, probabilmente sarà d’accordo con questa valutazione. Solitario o in gruppo, il girasole è magnifico sempre, ed è in piena estate che lo possiamo ammirare, fino al primissimo ancora caldo autunno.

Tornando alle visioni artistiche, oltre a Vincent van Gogh che dipinse una intera serie, ci sono i lavori di Paul Gauguin, Egon Schiele e Gustav Klimt. Ognuno con una sua visione, un’intensa interpretazione. Nella letteratura abbiamo Eugenio Montale che compose la lirica “Portami il girasole ch’io lo trapianti”, inserita nella raccolta “Ossi di seppia”. Più di un secolo prima William Blake, con la poesia “Ah Girasole!”, aveva espresso il bisogno dell’uomo di comprendere l’infinito. Nel cinema c’è il lungometraggio “I girasoli”, diretto da Vittorio De Sica, con una splendida Sofia Loren e un grande Marcello Mastroianni. E come non ricordare Oscar Wilde, raffinato esteta, massimo esponente del dandismo, che usò il girasole come il simbolo del movimento estetico da lui stesso fondato.

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