Afrodite Venere, dea della bellezza e dell’amore

La Venere di Ripatransone

di AMERICO MARCONI –

Ogni volta che mi reco a Ripatransone e visito il Museo Civico Archeologico “Cesare Cellini” non manco di fare un saluto proprio a lei, la più bella. È un’affascinante testa di Afrodite Venere che spicca tra i reperti piceni e romani. Copia romana del II secolo d.C. in marmo bianco a cristalli fini da una originale Afrodite greca in bronzo del IV secolo a.C. Detta tipo Capua. perché simile alla Venere rinvenuta nell’anfiteatro di Capua, al tempo dell’imperatore Adriano (76 – 138). Il volto ovale con un mento piccolo evidenzia le labbra carnose; lo sguardo abbassato conferisce un’espressione dolce e mesta allo stesso tempo. Un diadema a fascia raccoglie i capelli ondulati che creano un contrasto col volto liscio e morbido.

Agli inizi del 1700 la scultura fu trovata nell’attuale Parco Archeologico di Cupra Marittima. Allora terra del Seminario vescovile e finì a Ripatransone. L’abate Giuseppe Colucci racconta come la testa provenisse da una statua meravigliosa e nuda che ritraeva Venere. Per questo Mons.Battistelli, vescovo di Ripatransone dal 1705 al 1717, decise di distruggere tale oscenità per ricavarne polvere di marmo adatta agli stucchi delle chiese. Per fortuna la sua grande bellezza convinse i demolitori a salvare e nascondere la parte superiore della statua. Nel luogo del ritrovamento, a Cupra Marittima, ci sono archi in muratura oltre a una base, che fanno propendere per la presenza di un tempio dedicato a Venere.

Afrodite, secondo Esiodo, è nata dalla spuma fecondata dagli organi di Urano che Crono aveva tagliato e gettato in mare, così la dea sarebbe nata dalle onde. Prima approdò all’isola di Citera poi a Cipro. Secondo un altro mito Afrodite nacque in una conchiglia e in tale conchiglia venne trasportata a Citera. Una volta a terra dove poggiava i piedi spuntava una tenera erbetta con un fioritura di rose bianche. Dea della bellezza e dell’amore che suscita negli dèi e negli uomini, governandone il cuore e i sensi. A volte capricciosa e crudele. Afrodite sposò lo zoppo e deforme Efesto per tradirlo con il bello e prepotente Ares (Marte). S’innamorò anche del pastore Anchise, incontrato sul monte Ida, dal cui amore nacque Enea. Poi fu la volta di Adone, fanciullo bellissimo. E Marte, ingelosito, in una battuta di caccia gli attizzò contro un cinghiale che lo ferì a morte.

Venere esisteva sul suolo italico prima di Roma, difatti aveva un santuario presso Ardea. Dea della primavera, del sorriso e della natura. Il contatto con l’Afrodite greca determinò una grande estensione del suo culto. La fortuna del culto di Venere fu strettamente legata alle sorti dell’Impero. Silla la proclamò propria patrona. Giulio Cesare ne promosse la devozione ancorando la sua discendenza ad Enea, figlio della stessa Venere. Adriano fece realizzare nella capitale un enorme tempio di Venere che era il più grande della Roma antica. A noi il compito di visitare i luoghi, ammirare la bella testa di Afrodite Venere e tentare di ricostruire le vicende accadute a uomini e dèi.

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Resti del tempio di Venere a Roma