Il saggio della scuola Prima Musa conquista il Palariviera. “La Valse”, punta di diamante

di ROSITA SPINOZZI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La magia della danza è tornata ad illuminare il Palariviera dove, sabato 16 ottobre, è andato in scena il saggio della scuola professionale di danza “Prima Musa” con l’impeccabile direzione didattica della signora Adriana Posta (danzatrice, insegnante, coreografa, con all’attivo prestigiosi titoli di studio) e la direzione artistica di Alberto Liberato Scioli, principal dancer negli Stati Uniti e abilitato all’insegnamento da American Ballet Theatre di New York. L’emozione di tornare a vedere uno spettacolo in presenza, seppur con la mascherina, unita a quella più che comprensibile delle giovani promesse dell’arte tersicorea e del numeroso pubblico in sala, ha avuto un ruolo fondamentale poiché ha contribuito a creare un clima di armonia e bellezza. Termini che rispecchiano perfettamente la personalità di Adriana Posta, dinanzi la quale il tempo fa un rispettoso inchino, mentre i riflettori hanno illuminato il suo ingresso al Palariviera. D’oro vestita, simile ad un raggio di sole, quest’anno è stata lei a presentare il saggio per godere di questo piacevole “assembramento” che arriva dopo un lungo periodo di incertezza dovuto alla pandemia, che ha penalizzato in modo particolare il mondo dello spettacolo.

«Tengo a sottolineare il significato ed il valore che questa serata ha per noi e per i nostri allievi, dopo il periodo difficile appena trascorso. – ha affermato – Da questa sera i ragazzi sapranno che la Bellezza spesso nasce dalle difficoltà e dalla sofferenza: per raggiungere un obiettivo occorrono sacrifici, dedizione, forza d’animo tenacia. E soprattutto avranno imparato a portare a termine un progetto su cui si è investito tempo, fatica, emozione ed aspettativa. Rinunciare non è mai una strategia vincente e la scuola deve insegnare anche questo». Parole veritiere, condivise dal pubblico con un applauso. Dopodichè è iniziata la prima parte del saggio, “Invito alla Danza”, dedicata al repertorio classico dell’Ottocento. Si tratta del viaggio immaginario di una fanciulla che, attraverso la fantasia, riesce a raggiungere mete lontane. E lo fa utilizzando Musica e Danza che, in quanto linguaggi universali, superano ogni barriera di spazio e tempo. Il balletto, concepito come un Concerto di danze, è stato realizzato come un autentico omaggio all’iconografia del cosiddetto “Balletto Bianco”, simbolo di eterna purezza, tipico del Romanticismo ottocentesco: non a caso tutti i tutù di questa parte avevano una base bianca. Ma anche un omaggio all’esotismo diffuso ed emergente nella transizione artistica tra il XIX ed il XX secolo. Uno spettacolo eccellente da un punto di vista artistico e di notevole impatto estetico, bravissimi gli intepreti.

Protagonista della seconda parte, il repertorio del Novecento con “La Valse”, poema coreografico composto da Maurice Ravel nel 1920. Questo balletto, in programma per il saggio 2020 per celebrarne il centenario, ha una valenza particolare in quanto si sviluppa su una partitura musicale complessa che ha in sé elementi contrastanti tali da suscitare attimi di sorpresa, paura e senso di armonia, alternati a caos improvviso. «Questo non ci deve meravigliare se pensiamo che è stato composto subito dopo la fine del primo conflitto mondiale. – ha spiegato Adriana Posta – Inoltre se consideriamo che questo balletto è stato da noi concepito e completato contemporaneamente alla recente crisi pandemica, va fatto un parallelo anche con il periodo 1918-1920 in cui fu composto dall’autore e per l’appunto contemporaneo alla famosa epidemia mondiale di spagnola. Una coincidenza emblematica, dunque, per una partitura di non facile lettura ed ascolto, in cui ritroviamo non solo la tensione dei tumulti bellici, ma anche l’angoscia di un futuro minacciato, proprio come accade oggi. Il tutto alternato a momenti di sublime armonia. È chiaro quindi che i nostri intenti sono meritevoli non solo per l’esecuzione tecnica, ma anche per aver compreso ed espresso la complessità dell’opera di Ravel».

Da sottolineare che  “La Valse”, nonostante il suo indiscubile fascino, è un tipo di balletto che difficilmente una scuola di danza ha coraggio di affrontare – anzi quasi mai, neanche negli Usa – considerando l’estrema difficoltà del genere musicale. Onore al merito, dunque. Resta il fatto che la versione proposta, un omaggio a quelle storiche di Ashton e Balanchine, è stata impeccabile ed ha rappresentato la “punta di diamante” del saggio insieme alle esibizioni di Alberto Liberato Scioli, artista completo la cui carriera viaggia ormai da tempo anche su binari internazionali. Cambio di abiti, tematica e scenografia per “Vintage Fascination”, pura fantasia su vecchi temi e icone del passato riproposti con brillante ironia, per poi cedere il passo al gran finale con tutti gli allievi.

Complimenti, dunque, ai componenti della “Prima Musa”, con un plauso rivolto alle giovanissime danzatrici del corso pre-accademico che, avvolte in una nuvola di tulle, hanno deliziato i presenti con le loro puntuali “incursioni” all’interno di uno spettacolo che è riuscito a superare ogni più rosea aspettativa in termini di qualità e presenza di pubblico. Immancabile l’arrivederci al prossimo evento, il tripudio di applausi finale e la calorosa accoglienza di parenti ed amici nei confronti delle loro meravigliose ballerine. Che la danza sia sempre con tutti noi perché fa bene all’anima.

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