Una Regina picena all’Antiquarium di Numana

di AMERICO MARCONI –

Per gli appassionati del territorio è irrinunciabile una visita all’Antiquarium Statale di Numana. Sarà occasione per un giro nel piccolo paese, elegante e accogliente, che verso nord mostra scorci magnifici sul vicino monte Conero. La visita al museo è resa gradevole e comprensibile dal gentile e preparato personale, oltre che da spiegazioni scritte molto particolareggiate che accompagnano le vetrine espositive. La peculiarità, che lascia stupefatti, è il fasto, la varietà e la ricchezza accumulati in un’unica aerea di sepoltura.

Tutto inizia del 1989 quando a Sirolo, in località i Pini, veniva alla luce la più grande tomba gentilizia a circolo di una necropoli picena. Circondata da un fossato ad anello che delimita un’aerea di 40 metri di diametro. Tale aerea è chiamata la Tomba della Regina. E contiene tre fosse. Sul fondo di quella centrale era stata sepolta la Regina, in posizione rannicchiata sul lato destro, agli inizi del VI secolo avanti Cristo. Cioè all’apogeo della Civiltà Picena. La Regina era ricoperta da preziosi monili: un grande numero di fibule di bronzo, ferro e argento, ambra, osso e avorio. Da decorazioni per abiti in ambra e pasta vitrea. Da originali pendenti: tra cui conchiglie Cypree e zanne di cinghiale. Accanto a lei c’erano rocchetti e fuseruole, oggetti legati all’arte del tessere. Rimarcanti la funzione femminile di tenere uniti i fili di una famiglia e della società.

La caratteristica più interessante era la presenza, sopra il suo corpo, di un calesse per il trasporto di due persone e di una biga da guerra. Ovviamente smontati prima del seppellimento. L’ipotesi più accredita è che si tratti di un riconoscimento all’alto rango della defunta. Alla quale fu concesso quell’omaggio, che nelle aristocrazie dei versanti tirrenico e medio adriatico, era prerogativa maschile. Sempre espressione di ricchezza e conquista del territorio. In una seconda fossa c’erano i resti di due animali da tiro. Gli stessi che avevano trainato il calesse e la biga. La ricostruzione dei mezzi di trasporto è stata opera di un attento e difficile restauro.

In una terza fossa furono rinvenute oltre 200 suppellettili in uso nella casa. Grossi dolia in terracotta (per l’olio e il vino), alari del camino, spiedi e coltelli di ferro. Oltre a vasellame di provenienza attica con figure che ritraggono giochi, animali, guerrieri e divinità come Artemide. Ma pure bronzi provenienti dall’Etruria come bacili e un infundibulum (colino) per filtrare il vino. Nel mobilio erano presenti decorazioni particolari in uso nell’area transalpina. Da tutti questi oggetti si deduce che gli insediamenti della zona di Numana intrattenevano fitti rapporti commerciali con il nord Europa, tutta l’Italia Centrale e le popolazioni mediterranee.

Non ci sono dubbi che fu una Regina. Signora nella società e padrona nella sua casa. Dove si tenevano banchetti per creare e consolidare legami tra i partecipanti. Immaginiamola: seduta in posizione centrale e rialzata rispetto agli altri commensali. Vestita sontuosamente con oggetti che denotavano ricchezza e cultura, parlare e offrire personalmente vino. Un omaggio è dovuto a lei e a coloro che con cura e competenza, in anni di lavoro, ci hanno restituito quella lontana realtà. Dove affondano e si nutrono le nostre radici.

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Ruote della biga e corredo