di REDAZIONE –
RIPATRANSONE – I tempi di convocazione del Consiglio comunale generano polemica in quel di Ripatransone. A denunciare la situazione sono i membri dell’opposizione Antonio De Angelis, Luca Vitale, Roberta Capocasa e Giada Pierantozzi: «La cultura delle regole e il rispetto dei diritti sono principi della nostra Costituzione. Ma allora come chiamare chi, nonostante le tante spiegazioni e richieste, continua a decidere in barba ai diritti della “minoranza politica”? Abbiamo più volte chiesto che la convocazione al Consiglio comunale fosse inviata rispettando i termini fissati dall’art. 16 del regolamento del nostro Consiglio comunale che dice “per le convocazioni ordinarie cinque giorni interi e liberi prima di quello stabilito per la riunione”. La convocazione arriva il 26 novembre alle ore 12:46 per il Consiglio del 30 novembre ore 19:30. Delle due l’una: o la matematica non è il loro forte o soffrono di delirio di onnipotenza e sono convinti di poter agire in tirannia perché tanto nessuno può loro dire nulla».
«Abbiamo chiesto che prima della convocazione del Consiglio comunale fosse convocata la Conferenza dei capigruppo consiliari, cioè quella riunione in cui si decide il giorno e l’ora del Consiglio oltre i punti all’ordine del giorno da tenere. – continua il gruppo consiliare di minoranza Progetto Paese – Quante volte è stata convocata la conferenza dei capigruppo? Una volta quando le funzioni di Presidente le ha svolte la nostra consigliera Giada dott.ssa Pierantozzi. E come mai nonostante sia previsto dalla legge e dall’art.5 e Art.9 bis del regolamento del nostro Consiglio comunale non viene convocata? Perché non vogliono condividere con noi la scelta del giorno per il Consiglio?
Perché non vogliono condividere con noi la scelta dei punti all’ordine del giorno? Sono attività previste per legge. É perché decide, secondo noi, tutto il decimo componente della maggioranza secondo le sue esigenze, oppure ci temono. Non basta riempirsi la bocca con belle parole sulla legalità, facendone un idolo, una bandiera, tirare fuori questa parola alla bisogna e poi nel pratico agire in tutt’altro modo. Qualcosa allora non funziona, “si predica bene ma si razzola male” con l’unico risultato di calpestarla la legalità”».
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