di AMERICO MARCONI –
Più volte ho scritto e parlato di San Giacomo della Marca. Del suo carisma, della sua quercia, del suo brève che tutt’ora troviamo nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, da lui fondata nel 1449. Eppure è sempre difficile e riduttivo trattare di un Santo che visse 83 anni. Famoso e amato da sette papi. A cui il compagno e biografo fra’Venanzio attribuisce 100.000 miracoli. Tremila dei quali trascritti, con calligrafia minuta, dallo stesso Giacomo nelle sue carte.
Domenico fu l’ultimo dei 18 figli di Antonio e Antonia Gangali. E nacque nel settembre del 1393 di domenica, a Monteprandone nella Marca Anconetana. Da bambino pascolò il piccolo gregge di famiglia, poi uno zio sacerdote gli insegnò a leggere e scrivere. Andò ad Ascoli Piceno per studiare con ottimo profitto. Indi all’Università di Perugia dove diventò notaio. Arte che esercitava a Bibbiena. Ma il 25 luglio del 1416, di ritorno verso casa, bussa ai Frati Minori di Assisi. Ser Domenico, notaio in Toscana, diventa frate Giacomo della Marca. Nel 1420, ordinato sacerdote, inizia il suo ciclo di prediche che lo rendono popolarissimo. La sua instancabile opera di evangelizzazione e pacificazione lo spinge in Dalmazia, Slovenia, Bosnia, Boemia, Ungheria. Morirà a Napoli il 28 novembre del 1476.
Intorno al 1468, a Roma accadde un prodigio. Giacomo si era recato a cavallo, sempre in compagnia di fra’ Venanzio, a fare visita al Papa Paolo II. Poi andò a trovare l’appena eletto Cardinale Francesco della Rovere. Suo amico, al quale aveva profetizzato la nomina a padre generale e la porpora cardinalizia. A fra’ Giacomo premeva raccogliere il parere teologico del Cardinale sul suo libro De conceptione Christi che gli aveva fatto pervenire. Si tratteneva a discutere del libro. E fra’ Giacomo disse: «Monsignore, lasciate dire a chi vuole dire, e credetemi: il corpo di Cristo fu generato nel ventre di Maria. Dalla carne, dal sangue, dalla sostanza della stessa Maria».
A queste parole una figura dipinta su terracotta della Vergine Maria con Gesù in braccio, inchinò la testa in modo evidente. Il Cardinale, vedendo il movimento di assenso della Madonna, fu colto da grande commozione, giudicandolo un evento portentoso. Si alzò, staccò dal muro l’immagine, la baciò e disse che era un grande miracolo. Un miracolo a conferma delle idee espresse nel libro. Poi donò la terracotta a Giacomo. Fra’ Giacomo, a sua volta emozionato, abbracciò l’amico Cardinale e gli sussurrò: «Preparati che diventerai Sommo Pontefice». Infatti tre anni dopo il Cardinale fu eletto Papa e prese il nome di Sisto IV.
Fra’ Giacomo a sua volta donò la terracotta al convento che aveva fondato a Monteprandone. Oggi la possiamo vedere, una volta entrati in Chiesa, nella seconda cappella sulla destra; chiamata Cappella della Madonna delle Grazie. La delicata formella policroma del XV secolo, dipinta ad olio, sta sopra l’altare, sostenuta da due angeli dorati. Maria, su uno spicchio di luna e uno sfondo azzurro trapunto di stelle, tiene in braccio Gesù. Gesù le cinge il collo e si guardano intensamente. Alla mia ultima visita c’era una giovane donna inginocchiata, che pregava in silenzio, fissando l’immagine a mani giunte. Ho pensato che chiedesse una grazia, per un figlio o una sorella o una madre. Mi sono commosso e ho fissato anch’io la Madonna col Bambino. E ho chiesto per lei un cenno d’amore.
(Nelle foto all’interno dell’articolo: Il Cardinale Francesco della Rovere dona a San Giacomo la Madonna delle Grazie, dipinto di Atanasio Favini Padre, XVIII secolo; La Madonna delle Grazie)
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