La Madonna Immacolata e la protezione dalla peste

La Madonna Immacolata, Francisco de Zurbaràn, 1632

di AMERICO MARCONI –

L’8 dicembre si festeggia l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. La giornata celebra il dogma della purezza di Maria. Donna che nasce, cresce e genera Gesù senza macchiarsi del peccato originale. Dogma  proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre del 1854 con la bolla Ineffabilis Deus. Come racconta la cronaca era giorno pieno di nubi e piovoso, appena proclamato il dogma le nuvole si squarciarono e un’improvvisa luminosità inondò Roma. In tutta Italia, fin dai tempi della peste nera del XIV secolo, che uccise un terzo della popolazione europea, si chiedeva aiuto alla Beata Vergine Maria per preservare o guarire dalla peste. Nelle nostre zone costiere da Ancona a Pescara si chiedeva aiuto alla ‘MMacolata non solo per la peste ma anche per proteggere dalle incursioni piratesche ottomane. Infatti era convinzione popolare che la peste fosse un male portato dai Turchi. Oggi sappiamo che non è così, ma il flagello dei pirati mori era equiparato per danni e dolori a quello della peste.

I saraceni a partire dall’VIII secolo conquistarono paesi nel mare Adriatico. E dopo il XIV secolo iniziano a rapire uomini e donne. Perciò la paura da parte della popolazione costiera era molto grande. Come quando l’8 giugno del 1803 quattro navi di pirati turchi, davanti al fiume Tronto, attaccano 13 paranze sambenedettesi e rapiscono 90 pescatori: 83 di San Benedetto. I prigionieri sono portati a Tunisi e ad Algeri. Dove alcuni sono venduti come schiavi e altri tenuti in attesa di un congruo riscatto. I rapimenti continuano fino alla strage di Bona del 1816, dove sono massacrati dagli algerini 200 pescatori italiani. Allora una flotta anglo olandese comandata da Lord Emouth bombarda Algeri danneggiando gravemente il paese e affondando barche leggere e pesanti. Finalmente il Bey di Algeri libera in due tempi 4.000 schiavi cristiani, 169 di loro provengono dallo Stato Pontificio: 38 da San Benedetto, 4 da Grottammare e 1 da Marano. Sono pochi rispetto ai rapiti, ma quei pochi possono riabbracciare le famiglie.

I ripetuti misfatti determinarono un clima di terrore negli abitanti delle coste. Di solito trovavano rifugio nelle grotte di tufo presenti sulle nostre colline e paesi. Ma se assaltati in mare aperto non avevano possibilità di difesa. Nonostante i vari stati e papi avessero rafforzato le difese con castelli e armato navi, alle rapide incursioni dei Turchi non si poteva opporre resistenza. Agguerriti e abili com’erano. E nacque il modo di dire: «Mamma li Turchi!» che si strillava quando le campane suonavano per avvertire che sulla costa c’erano i saraceni. La mamma che s’implorava era certo la naturale ma anche la celeste. Accucciati nel buio delle grotte o incatenati nelle stive delle barche, non rimaneva che raccomandarsi a Lei. Alla Immacolata Vergine Maria.

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