di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Si torna a fare musica dal vivo “in presenza” al Forum di Assago, sia pure a capienza di pubblico ridotta, per la quindicesima finale di X Factor, nella speranza di essere sulla strada giusta per il ritorno alla normalità pre-Covid. Un’edizione completamente rinnovata. Si era detto che bisognava rivoluzionare il talent per scongiurare l’appiattimento di una formula che non convinceva più ed eccoci qua: scomparsa la divisione in categorie, superate le distinzioni per età o sesso, abbandonata (finalmente) la tendenza a selezionare solo prodotti commerciali collaudati tutti uguali. Quattro i finalisti in gara (neanche una donna, sigh!): Baltimora (all’anagrafe Edoardo Spinsante) per la squadra di Hell Raton, Bengala Fire per Manuel Agnelli, Fellow (alias Federico Castello) per Mika e Gianmaria (Volpato) per Emma.
Prima manche dedicata ai duetti. Fellow e Mika propongono Underwater, il ragazzo ha una voce pazzesca ma poco carisma, l’esatto opposto del suo coach. Baltimora interpreta la celebre Otherside dei Red Hot Chili Peppers accanto a Hell Raton che però non canta, e menomale. È il turno di Gianmaria, che riesce ad emozionare anche i cuori più ruvidi duettando con Emma sulle note di La nostra relazione. Scelta felice ma anche comoda, non è la prima volta che interpreta canzoni di Vasco, sappiamo già che si tratta di uno stile che gli calza a pennello. Chi riesce davvero a trascinare il Forum di Assago sono i Bengala Fire, a cui si aggiungono voce e chitarra di Manuel Agnelli per una versione di In between Days (The Cure). Una bomba di energia pazzesca. Il televoto decreta che il primo eliminato è Fellow.
La seconda manche prevede per ciascuno un medley delle migliori esibizioni portate ai live. L’alternative rock dei Bengala Fire spazia dagli XTC al mash up The Kinks/The Fratellis passando per i Blur di Girls & Boys, facendo ballare tutti, ma proprio tutti, anche a casa. Tocca a Gianmaria rimetterci a sedere, riarrangiando Rimmel, Jenni è pazza (di nuovo Vasco!) e Io sto bene dei CCCP. Sono brani che gli stanno addosso come un vestito cucito su misura. Conclude Baltimora eseguendo classici di Battisti, Carmen Consoli, Adele. Il televoto dice che sono i Bengala Fire a dover uscire di scena, ma il popolo social non ci sta e insorge.
Finalmente arrivano i super ospiti internazionali. No, non sono i Coldplay, capaci comunque di un live coinvolgente guidati da un aitante Chris Martin che sembra non invecchiare mai. Le vere star sono i Måneskin. Sono partiti da questo palco, hanno fatto il giro d’Italia, d’Europa, del mondo, hanno collezionato premi e soddisfazioni, sono attualmente la migliore band con il miglior album in più di sessanta Paesi e alla fine sono tornati a casa, dove tutto è cominciato, per regalarci un’esibizione bomba.
Terza e ultima manche dedicata agli inediti. Baltimora canta Altro e Gianmaria I suicidi. Il primo ha tecnica, voce, eleganza e io mi chiedo cosa ci faccia in questa edizione una musica tanto tradizionale. Il favorito sembra Gianmaria, un ragazzo di diciotto anni così timido da non riuscire a individuare neppure il punto del palco in cui fermarsi che però con le sue canzoni sa arrivare dritto al fegato delle cose. Come riesce un fisico tanto esile a scrivere testi e fare cose che sembrano semplici e invece si rivelano incredibilmente potenti? Questo ragazzo non canta ma canta, non recita ma recita, non si emoziona ma emoziona. È questo il fattore X? Stando a quanto decreta il televoto, si direbbe di no: vince Baltimora, che incredulo dichiara al microfono: «Questa vittoria non ha senso». Sono d’accordo.
Vorrei astenermi dal commentare la conduzione di Ludovico Tersigni. Lo so, il paragone con Cattelan è implacabile, non pretendo che sappia cantare e tenere il palco come lui, ma perlomeno formulare domande decente agli ospiti senza commettere gaffe.
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