di REDAZIONE –
I nuovi spazi didattici ricavati all’ultimo piano saranno inaugurati domenica 13 marzo –
GROTTAMMARE – Lunedì 14 marzo la campanella delle lezioni suonerà anche per l’ultimo piano della Scuola “Giuseppe Speranza”: con l’inaugurazione dei nuovi spazi didattici prevista per domenica 13 febbraio, il Comune di Grottammare restituisce alla sua funzione educativa lo storico edificio di via Garibaldi, seppur parzialmente. L’immobile, infatti, è in attesa di un nuovo cantiere per la messa in sicurezza dell’area sud-est.
Intanto, è stato definito il programma della giornata inaugurale, che si aprirà alle ore 10, con i saluti dei vertici comunali e scolastici e la visita alle aree ristrutturate del sottotetto, intervento reso possibile dopo la sostituzione del tetto in cemento con una copertura in legno, che ha garantito la sicurezza antisismica del più antico edificio scolastico della città. Dai lavori, sono stati ricavati 5 aule e 1 sala polivalente, oltre agli ambienti di servizio. Il programma proseguirà nel pomeriggio, nella Sala Kursaal, dove è atteso il prof. Gastone Breccia dell’Università degli studi di Pavia per l’incontro intitolato “Il mondo inquieto. Dall’Afghanistan all’Ucraina” (ore 18, parte della rassegna I conti con la storia). La partecipazione agli eventi è libera e soggetta alla normativa anticovid: super green pass, documento e mascherina Ffp2.
«Speravamo di poter festeggiare il completamento dei lavori – dichiara il sindaco Enrico Piergallini – con un bell’incontro dedicato all’educazione e alla formazione delle nuove generazioni. Purtroppo, la guerra è entrata prepotentemente nei nostri pensieri. Per questo, abbiamo fatto coincidere l’inaugurazione con un appuntamento della rassegna “I conti con la storia”, dedicato all’inquietudine del mondo contemporaneo. Sono preoccupato per la crescita dei miei figli e dei figli del mondo, costretti in questi anni ad ascoltare i problemi della crisi climatica della crisi sanitaria ed ora della crisi della pace in Europa. Il futuro dei nostri giovani non può che dipendere dalla pacifica cooperazione tra i popoli. Ecco perché era necessario parlare di questo alla riapertura della scuola».
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