di REDAZIONE –
Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa di Lina Lazzari, assessore alla Cultura del Comune di San Benedetto del Tronto, in occasione del 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «In occasione del 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, che cade oggi 10 marzo, desidero spendermi in una riflessione su una figura così importante per la storia del nostro Paese, propugnatrice di valori che oggi, in giorni segnati da una guerra che ci tocca tutti, suonano attuali come non mai. Mazzini, teorizzando l’integrazione fra le nazioni europee in un’ottica democratica e riformista, giunse con quasi un secolo d’anticipo ad affermare ciò che grandi europeisti, come Altiero Spinelli, Ugo La Malfa, Umberto Terracini e Giorgio Amendola sosterranno nel “Manifesto di Ventotene” alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo che il conflitto aveva sconvolto le coscienze di milioni di europei, negli anni ’50 essi si interrogarono se la nuova Europa dovesse divenire finalmente quel luogo politico e culturale in cui svelenire gli odi nazionalisti, in un’ottica d’interesse comune di pace e di prosperità, oppure se dovesse essere il baluardo avanzato della Guerra Fredda. Mazzini, che subordinava il concetto di Patria a quello più ampio di Umanità, avrebbe auspicato che il concetto stesso di nazione sarebbe stato superato a favore di una federazione dei popoli europei e che con il sopraggiungere di questa, da un lato si sarebbe permessa la rimozione delle tensioni internazionali, sanando le ferite nazionaliste, dall’altro si sarebbe sostenuto lo sviluppo anche dei popoli più poveri.
Le nazioni sarebbero dovute giungere a questo nuovo assetto geopolitico, spinte dalla comprensione della “legge morale” a cui tutte sono soggette. Il pensatore democratico intravide già negli anni ’30 come la vecchia idea d’Europa, nata a Vienna nel 1914, non potesse reggere al progredire impetuoso della Storia. Lontanissimo da ogni visione nazionalistica o, peggio, sovranistica, Mazzini ammoniva che l’obiettivo prioritario dei popoli europei dovesse essere la conquista della pace e della fraternità, valori fondanti di un’alleanza che avrebbe dovuto portare a quelli che lui chiamava gli “Stati Uniti d’Europa”. Un monito che deve risuonare ancor più potente in questo drammatico periodo storico».
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