“Sixtvs V Pont.Max.Picenvs” di Spinucci e Mascaretti, una voce fuori dal coro

Gli autori Vincenzo Mascaretti e Carminio Spinucci

di ROSITA SPINOZZI –

GROTTAMMARE – È una voce fuori dal coro il libro “Sixtvs V Pont.Max.Picenvs” scritto dall’architetto Carminio Spinucci e Vincenzo Mascaretti, due appassionati di storia locale di Grottammare e dintorni, uscito nell’anno in cui ricorrono le celebrazioni per il quinto centenario della nascita di Papa Sisto V, al secolo Felice Peretti, che in soli cinque anni di pontificato (1585-1590) ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa in qualità di tenace riformatore e finanziere, tanto da essere balzato agli onori della cronaca dell’epoca con il soprannome di “Papa tosto”. Uscito nella collana “Gli incontri dell’Academia Sixtina” e realizzato con il contributo di Alessandro Ciarrocchi per conto dell’Academia Sixtina, “Sixtvs V Pont.Max.Picenvs” è un libro che farà storcere il naso ai tanti estimatori del Pontefice, nato a Grottammare il 13 dicembre 1521, in quanto più che tesserne le lodi, gli autori – sulla base di documenti trovati nell’Archivio Notarile di Grottammare custoditi all’Archivio di Stato di Ascoli Piceno – gli “rimproverano” di aver fatto ben poco per la sua città natale al contrario della “prediletta” Montalto, al punto tale da non comprendere il motivo per cui Sisto V sia stato tanto idealizzato dai grottammaresi.

«Sono idee che rispettiamo, ma non ci vedono affatto concordi. Il nostro scopo è quello di “rimettere a posto le cose” in quanto la realtà storica è ben diversa e i documenti parlano chiaro: nel libro c’è un capitolo in cui elenchiamo tutto quello che Sisto V ha realmente conferito ad ogni Comune. Ed è ovvio che il Pontefice avesse una palese predilezione per Montalto» affermano Spinucci e Mascaretti consapevoli del fatto di aver generato parecchie polemiche, poiché da questo libro non esce un ritratto lusinghiero di Sisto V «Siamo grati ad Alessandro Ciarrocchi che ha ugualmente accettato il nostro punto di vista, anche se discordante con la maggior parte dell’opinione dei grottammaresi che inneggiano a Sisto V. A noi la polemica non interessa. Al contrario, ci interessa la verità storica. E in tal caso, i documenti presenti all’interno del libro sono una chiara testiomonianza della veridicità dei fatti».

Ma andiamo per ordine. «Il libro è diviso in due parti. – spiegano gli autori –  I sei paragrafi della prima parte ripercorrono la vita di Peretto (padre di Sisto) e della sua famiglia, l’ambiente e i luoghi dove è vissuto (Montalto e Grottammare), il tutto dopo aver consultato nuovi documenti inediti dell’Archivio Notarile di Grottammare. Pertanto la nostra storia si discosta in parte dalle biografie sistine ufficiali che fanno riferimento esclusivamente all’Archivio comunale di Montalto. Per i biografi sistini ufficiali, invece, intendiamo in particolare Casimiro Tempesti (1754), Francesco Pistolesi (1921), Isidoro Gatti (1990) e Vincenzo Catani che ha scritto parecchi libri su Sisto V. La seconda parte, invece, descrive in cinque paragrafi tutto ciò che Papa Sisto ha compiuto a favore delle città e dei Comuni piceni durante il suo pontificato».

A tal proposito, due sono gli argomenti principe della seconda parte. «Il primo paragrafo (pag. 34), nel quale è descritta la montagna di doni e benefici che Sisto elargì a Montalto e ai suoi cittadini nel corso dei suoi cinque anni di pontificato, una moltitudine di beni che non ha avuto eguali nella storia della chiesa (soldi, regali, tra cui il preziosissimo reliquiario con un valore stimato di 8000 scudi, istituzioni ecclesiastiche e laiche come la creazione della diocesi e del Presidato di Montalto, addirittura una zecca togliendola ad Ancona, e molto altro ancora). – spiegano Mascaretti e Spinucci –  L’altro paragrafo è il quarto (pag. 44), nel quale si descrive ciò che Sisto ha compiuto a favore di Grottammare, suo luogo natale dove è vissuto per nove anni e luogo dove si rifugiò il padre Peretto, e cioè quasi nulla. In totale Papa Sisto elargì 2000 scudi: mille per intervenire sui danni compiuti da una frana, dove tra l’altro aveva una casa acquistata intorno al 1567, e altri mille per fondare una scuola superiore, di problematica attuazione».

Ma non finisce qui, perché nel paragrafo si contesta anche la credenza che Sisto avesse fondato a Grottammare i Monti frumentario e pecuniario. «Una falsa credenza, perché abbiamo documenti che dimostrano la fondazione di tali istituti per opera della sorella Camilla (pag. 45). – dichiarano Spinucci e Mascaretti – E ancora si contesta la paternità della Chiesa di Santa Lucia assegnata dagli storici attuali a Sisto: la medaglia coniata nell’occasione della fondazione della chiesa (1590) riporta da un lato il profilo di Camilla e dall’altro la facciata della chiesa, come doveva essere realizzata. Strano, se fosse stata voluta dal Papa sicuramente ci sarebbe stato il suo profilo come è sempre avvenuto nelle medaglie commemorative precedenti, quando il Papa aveva compiuto opere edilizie o interventi. Smentiamo anche categoricamente che Camilla, come insistono gli storici attuali, terminò la chiesa costruita dal Papa, quando invece fu esclusivamente lei che la costruì “ab fundamentis” e di tasca propria».

In conclusione, gli autori non perdonano assolutamente a Sisto due interventi mancati. «Il Papa voleva costruire un porto nel Piceno e, anziché favorire Grottammare, dove esisteva un fiorentissimo commercio generato dal suo scalo marittimo, sostenne la città di Fermo mettendo a disposizione l’astronomica somma di 50mila scudi per costruire un porto sulla sua spiaggia (Porto San Giorgio). Poi non se ne fece nulla perché morì. – spiegano Spinucci e Mascaretti – Grottammare festeggiava da tempo memorabile una Sacra Giubilare (indulgenza plenaria), istituita secondo la tradizione nel 1177 da Papa Alessandro III. Tuttavia la mancanza di una bolla papale sconfessava una certa ufficialità della festa. Questa Sacra era di competenza del Vescovo di Fermo che, appunto, la gestiva insieme all’ex abbazia di San Martino, dove aveva sede ed inizio la festa. Felice Peretti, prima di essere Papa fu Vescovo di Fermo dal 1571 al 1577 e poi Papa dal 1585 al 1590, quindi conosceva molto bene quella ricorrenza. Ebbene non ha mai mosso un dito per suggellare l’ufficialità di tale festa con una bolla o un breve, né in qualità di Vescovo né come Papa. Al contrario si è mosso per la sua Montalto: nel 1586 regalò alla città un preziosissimo reliquiario in oro, argento e pietre preziose, associandolo ad uno straordinario beneficio: quello di poter lucrare un’indulgenza plenaria a tutti i partecipanti delle tre processioni annuali stabilite in cui il reliquiario veniva esposto».

E ci fermiamo qui, perché Carminio Spinucci e Vincenzo Mascaretti sono due “fiumi in piena” che, hanno ripetuto più volte, non intendono affatto denigrare la figura di un grande personaggio storico e religioso come Papa Sisto V, ma cogliere l’occasione delle celebrazioni sistine per dare voce alla loro personale “versione dei fatti”, scaturita da lunghe e accurate ricerche con tanto di documenti alla mano. A tal proposito gli autori ringraziano l’Archivio Compagnoni Floriani di Villamagna (Macerata) e la responsabile Carla Compagnoni Floriani. Sisto V li perdonerà, sicuramente. Perché una voce che esce dal coro merita sempre di essere ascoltata, soprattutto quando è in buona fede. Del resto, come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza.

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Alessandro Ciarrocchi e il libro di Spinucci e Mascaretti uscito nella collana “Gli incontri dell’Academia Sixtina”