Festa della Repubblica, il sindaco Spazzafumo: «Abbiamo bisogno di un’Europa nuova e più coesa»

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è tenuta giovedì 2 giugno, con l’usuale corteo per il centro cittadino, la celebrazione della Festa della Repubblica, che quest’anno giunge alla sua 76esima edizione. In mattinata, la Sala Consiliare del civico Municipio ha ospitato l’inizio della cerimonia, aperta dalle parole del sindaco Antonio Spazzafumo e arricchita dall’intervento di Ettore Picardi, procuratore della Repubblica di Teramo, che ha svolto una riflessione sull’importanza della celebrazione e sui concetti di democrazia e repubblica, “due concetti – ha detto il magistrato – che siamo abituati a considerare due facce della stessa medaglia ma che in realtà hanno applicazioni nelle diverse società molto diverse”. Subito dopo, dalla sede municipale si è mosso il corteo che, preceduto dal Concerto bandistico cittadino, ha percorso viale De Gasperi, viale Moretti facendo tappa presso i monumenti ai caduti della Grande Guerra, ai caduti per la Libertà e poi a quello dei caduti dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dinanzi ai quali, come da tradizione, sono state deposte le corone.

Queste le parole pronunciate dal sindaco Spazzafumo: «Il 2 giugno 1946 un’Italia appena tornata in pace dopo vent’anni di dittatura scelse di diventare Repubblica, parola che nasce dal latino e significa “cosa di tutti”. Votando al referendum per la forma repubblicana, 76 anni fa il popolo italiano ha scelto di determinare in autonomia da chi dovesse essere governato, ponendo i principi della democrazia alla base del nostro Paese. La nostra democrazia ha superato numerose prove nei suoi 76 anni di vita. Dal terrorismo alla strategia della tensione, fino alla pandemia che ha messo a dura prova la coesione sociale. Quest’anno ne affronta ancora una, con il ritorno della guerra in Europa.

Anche se le differenze in termini di circostanze storiche, di motivazioni, di Paesi coinvolti sono tante, è difficile non mettere a confronto quanto è accaduto oltre 80 anni fa allo scoppio della seconda guerra mondiale con quello che sta accadendo oggi in Ucraina. La storia ci insegna che si sa come e perché iniziano le guerre ma non si sa mai come possono svilupparsi. Mentre oggi ci ritroviamo per festeggiare l’anniversario della nascita della nostra repubblica democratica, guardiamo con angoscia e partecipazione la lotta sanguinosa di un popolo che vuole mantenere la propria integrità territoriale e lotta per la sopravvivenza della propria identità. Ci chiediamo con angoscia che cosa possiamo fare per mettere fine a questa tragedia che sta avendo pesanti ripercussioni anche sulla nostra vita, che sta mettendo in forse anche la nostra tranquillità.

Ripensando a quante conquiste sono state fatte proprio dopo quel 2 giugno 1946 forse qualche risposta la possiamo avere. Gli italiani scelsero di ripudiare la monarchia che fu complice di una dittatura che portò l’Italia in guerra e, scegliendo la repubblica, si orientarono per una collaborazione tra i popoli su basi nuove, su valori comuni come la democrazia e la cooperazione. Da quelle basi nacque l’Europa ma bisogna chiedesi se l’Unione Europea, così come la conosciamo oggi, abbia la forza e l’autorevolezza per proporsi come mediatrice di pace. Probabilmente abbiamo bisogno di un’Europa politicamente più coesa, che non sia composta da Stati uniti solo da una moneta e da una politica economica, ma sia qualcosa di più. Per avere una credibilità su scala mondiale, dobbiamo presentarci come un soggetto che parla una sola voce, e siamo ben lontani da quel risultati.

Ecco, in un giorno in cui si festeggia un compleanno è normale fare degli auguri. Credo che il modo migliore per fare gli auguri alla Repubblica è quello di auspicare proprio un’Europa nuova, dei giovani, della circolazione di persone e di idee, di azioni politiche comuni che superino veti e egoismi. Con un’Europa più vera sarà più forte anche la nostra Italia repubblicana».

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