di RAFFAELLA CIUFO –
L’Akhal-Teke è una razza equina antichissima discendente, come il cavallo arabo, dall’estinto cavallo turcomanno. L’Akhal-Teke è stato allevato dalle tribù Tekè, che vivevano nelle oasi e veniva tenuto in grande considerazione, quasi fosse un membro della famiglia. Perché per la sua robustezza, nonostante una non grande corporatura, era utilizzato come animale da tiro. Ma per la sua velocità e resistenza, anche alcuni giorni senza acqua nel deserto, anche come un animale da fuga e salvezza dagli attacchi dei nemici. La sua considerazione è tale tutt’oggi , da essere rappresentato al centro dello stemma del Turkmenistan. Il suo corpo è aggraziato e leggero, con la testa affusolata e due grandi occhi con leggera inclinazione orientale. Le orecchie sono lunghe e sempre in allerta. Non ha il ciuffo. La sua criniera è corta e la sua coda costituita da peli sottilissimi. Il suo ventre somiglia a quello di un levriero e per questo motivo l’Akhal-Teke viene denominato anche il “levriero del deserto”. Il naso somiglia a quello di un cammello e i suoi zoccoli, di medie dimensioni, hanno unghie talmente dure che molto spesso non necessitano di ferratura. Ma è in particolare il suo mantello a renderlo unico fra le razze equine. Ha una pelle sottilissima rivestita da un pelo molto corto e morbido come la seta. Queste caratteristiche, forse anche per essere i singoli peli cavi alla loro sommità, fanno sì che la luce del sole si rifranga sul mantello creando riflessi marcatamente metallici, riflessi d’oro. Da cui questo particolare e spettacolare cavallo viene denominato “il cavallo d’oro”. E secondo alcuni il cavallo più bello del mondo. Una curiosità: sembra che Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, fosse proprio un Akhal-Teke.
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