di REDAZIONE –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Mons. Vincenzo Paglia presenterà il libro “L’età da inventare”, domenica 28 agosto alle ore 21.30, alla Palazzina Azzurra. Conversa con l’autore il Vescovo della diocesi di San Benedetto -Ripatransone-Montalto Mons.Carlo Bresciani. Mons. Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni poi arcivescovo, è attualmente Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito della quale è impegnato nell’Associazione “Uomini e Religioni”, che organizza incontri ecumenici e interreligiosi. È autore di studi sul dialogo fra credenti e laici e di libri di carattere religioso, pastorale e sociale. Durante l’emergenza Covid-19 ha pubblicato il libro “Pandemia e fraternità” (edito da Piemme) che riflette sull’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sulla vita quotidiana e sulle relazioni umane e promosso la realizzazione di un documento da parte della Pontificia Accademia per la Vita. A seguito dello scandalo del Pio Albergo Trivulzio ha invocato la chiusura delle case di riposo.
IL LIBRO – Per alcuni è rassegnato passaggio verso anni di decadimento fisico, inoperosità forzata e solitudine. Per altri una lontana minaccia da sfuggire con l’aiuto di pratiche salutistiche e attività appaganti. Comunque la si viva, la vecchiaia spesso fa paura o porta con sé la malinconia del tramonto. Eppure è diventata un tempo importante dell’esistenza, ben più lungo di quanto era fino a pochi decenni fa, e si presenta, in mancanza di modelli, come un’età da inventare. Vincenzo Paglia, che da anni studia e si occupa delle esperienze e dei bisogni delle persone anziane, propone in queste pagine una visione penetrante e innovativa della vecchiaia. Un periodo libero dalla tirannia della produttività e disponibile per edificare legami, momenti di ascolto delle proprie domande e di quelle degli altri. Anni scanditi non più dal calendario degli impegni ma dal tempo degli affetti, della riflessione, del contributo offerto alla comunità. I vecchi insegnano la bellezza di trasmettere e prendersi cura della vita e quando, col corpo indebolito e la mente confusa, diventano faticosi e difficili da amare, ci ricordano che la fragilità è una condizione comune a tutti e l’autosufficienza una sciocca illusione. Questa consapevolezza della dipendenza come radicale bisogno umano è il grande dono della vecchiaia alle generazioni più giovani. Ed è, al tempo stesso, l’orizzonte spirituale che permette di dare senso al ciclo della vita, di proiettare le proprie speranze nel futuro di cui si sono gettati i semi e, infine, di sentire la vecchiaia stessa come un compimento, una destinazione verso l’Eterno.
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