Carassai, viaggio nello storico borgo di origine medievale

(Fonte immagine: Comune di Carassai, portale istituzionale)

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

È una storia che guarda lontano, quella dell’odierna Carassai, borgo marchigiano di struttura medievale, tra le valli dell’Aso e del Menocchia. Posizione strategica per i popoli antichi, quei Piceni che già mille anni a.C. stanziavano nei territori tra il medio Adriatico e l’Appennino. Ci sono molti reperti, ben conservati nel Museo Civico Archeologico “Antiquarium Comunale”, nel primo piano del Palazzo Comunale, a testimoniare la loro presenza, che era favorita dalla protezione collinare e dalle acque dei fiumi. I ritrovamenti archeologici documentano anche l’evoluzione dei villaggi. Si suppone, con ragionevole certezza, che in epoca romana, sui pendii di Carassai ci fossero le “vicus”, aggregati urbani simili ad un borgo. Ma è in pieno Medioevo, intorno all’anno mille, che inizia la storia del paese con il nome di Asignano (dal fiume Aso), per diventare un paio di secoli dopo, o poco più, Carnassalis, nome di fascino latino che nel tempo, anche per adattamenti linguistici, si è trasformato nell’attuale Carassai.

La storia ha molto da raccontare, soprattutto nell’arco medievale, ma anche dopo, nel periodo di passaggio dallo Stato Pontificio – a cui era annesso – all’instaurazione del Regno d’Italia, ma preferiamo soffermarci nella Carassai di oggi, nelle sue vie, sulla bellezza delle antiche mura molto ben conservate, con le sue chiese e le tante attrattive. Senza dimenticare il maestoso panorama a perdita d’occhio, che va dai Sibillini al mare, dal monte Conero alle coste dell’Abruzzo settentrionale. Lo sguardo si perde nella morfologia delle colline, nelle loro linee morbide e prolungate, tra gli estesi vigneti fino ai frutteti a valle e corre nei saliscendi delle strade che serpeggiano il territorio collegando gli altri borghi, nella riga degli orizzonti, tra le province di Ascoli Piceno e Fermo.

Il primo passeggio è nel Castello Vecchio, la parte più antica, con mura di cinta alte anche nove metri e incantevoli con le loro pietre che sanno di “passaggi” epocali, con le merlature a coda di rondine e i giochi delle cordonature. Assolutamente da visitare è la Chiesa di San Lorenzo con la sua torre imponente. In continuità, si prosegue per il Castello Nuovo, incontrando persone da sempre abituate alla cordialità e all’ospitalità e dove possiamo vivere la suggestione dei Camminamenti Militari semisotterranei. Luogo unico risalente al ‘300, di raro fascino e dall’eccellente stato di conservazione. Caro ai carassanesi è anche il restaurato Lavatoio Pubblico, per i significati sociali legati al vissuto quotidiano, quel fitto dialogo che doveva accompagnare le donne del ‘900 mentre erano intente a lavare la biancheria. Qualcuno ha parlato giustamente di luogo della memoria. Da vedere la Collegiata Santa Maria del Buon Gesù, del XV secolo, tipicamente rinascimentale e dalle interessanti influenze barocche.

L’ingresso al borgo è arricchito dai Giardini Pubblici che è anche luogo di eventi ed incontri culturali. Molto ben curato, con la caratteristica forma a ferro di cavallo. Al centro la tipica fontana. A pochi chilometri dal centro urbano c’è uno dei pochi castelli marchigiani rimasti pressoché integri, dall’aspetto poderoso: è il Castello di Monte Varmine del XIV secolo. La torre, anch’essa  con i merli di tipo ghibellino, è alta ben 35 metri. Nei pressi si può visitare l’Abbazia Romanica di Sant’Angelo in Piano. Infine, un’altra opera monumentale, ma che appartiene al mondo botanico: in località San Vito, a poco più di due km da Carassai, c’è una straordinaria roverella (albero della specie Quercus pubescens). Risale al 1700, è alta quasi cinque metri ed ha una circonferenza di 130 cm. Fa parte dell’elenco degli alberi monumentali italiani. Merita una visita.

Questo veloce giro per la storia e l’attualità carassanese non può prescindere da quegli eventi cari ai cittadini e che richiamano attenzione turistica: le fiere-mercato legate alle festività e le sagre. Senza elencarle tutte, ricordiamo che nella seconda domenica di maggio si festeggia Sant’Angelo in Piano, con stand enogastronomici, mentre a giugno, l’11, vi è la Festa di San Barnaba, con una estesa fiera-mercato, in cui è possibile acquistare prodotti locali. Approfittiamo per dire che a Carassai c’è una interessante produzione di ceramiche artistiche. Da non perdere la manifestazione che si svolge nella seconda domenica di luglio, Castello in Festa, con Mostra Biennale di fotografia, alternata a pittura e poesia. A proposito delle sagre ricordiamo le due principali: quella delle tagliatelle, che si svolge il primo fine settimana di agosto e la sagra della salsiccia alla brace che dura sei giorni e si svolge a ridosso di ferragosto. È probabilmente l’evento più importante, con buona attrattiva verso i turisti e abitanti dei paesi vicini.

Per chiudere, una curiosità storica. Il santo francescano molto amato nella provincia picena, e non solo, San Giacomo della Marca, intorno al 1450 fu chiamato due volte dai carassanesi per risolvere delle questioni legali con i paesi confinanti. Infatti Domenico Gangala – era questo il nome originario di  San Giacomo della Marca – oltre che uomo di fede, era giudice e notaio.

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(Fonte immagine: Archeoclub di Carassai)