di AMERICO MARCONI –
Benedetto nacque a Cupra Marittima da genitori nobili e ricchi. Nel pieno della giovinezza ammirò le virtù e la santità del vescovo Basso, venuto da Nizza a portare il Vangelo nella città romana di Cupra. Benedetto, nel periodo che svolgeva servizio militare, si convertì alla dottrina di Gesù Cristo. E volle ricevere il battesimo dalle mani di Basso. Era imperatore Diocleziano e governatore di Cupra un certo Grifo. Costui, seguendo le direttive di Diocleziano che voleva restaurare il mondo pagano, perseguitò con decisione i cristiani. Dapprima martirizzò il vescovo Basso poi Benedetto. Cercò di convincerlo ad abbandonare la dottrina cristiana e arrivò a promettergli in sposa la giovane e bellissima figlia. Ma Benedetto fu irremovibile nella sua nuova fede. Allora Grifo decise di ucciderlo. Sul ponte del Menocchia, torrente che bagnava le mura della città, in mezzo a numerose persone, gli fece tagliare la testa. Era il 13 ottobre del 304.
I cittadini raccolsero il suo sangue ma, come vollero seppellire il corpo, il torrente Menocchia con un’onda di piena ghermì il corpo e il capo mozzato di Benedetto. L’acqua li portò in mare. Numerosi delfini sostennero e spinsero il corpo e la testa a riva. Un contadino, che conduceva un carro trainato da una coppia di buoi, si trovò dinanzi alle spoglie circondate da una grande luce. Subito pensò a un Martire. Lo sollevò con le sue braccia adagiandolo sul carro. E lasciò che i buoi lo trasportassero dove volevano. Aspettava un segno divino. La salma diffondeva sempre più chiarore e la gente meravigliata li seguiva. I buoi giunsero sopra un colle in mezzo a una selva e si fermarono, nel luogo dove oggi sorge la Chiesa Abbaziale. Nonostante il contadino e quelli che andavano dietro li spingessero ad andare avanti non si mossero più. Fu allora che decisero di seppellire le spoglie in un sepolcro nascosto affinché i pagani non le trovassero.
Dopo una decina di anni fu costruita una pieve intorno al sepolcro. Poi una Chiesa Abbaziale che nel 1798 fu ampliata e trasformata nell’edificio attuale. Dall’antico sepolcro furono raccolti i resti di San Benedetto e una lapide. Entrando nella Chiesa Abbaziale di San Benedetto Martire sulla destra c’è un pezzo di quella lapide. Tradotta e ricostruita da Vincenzo Maria Michettoni a metà ‘800 attesta: QUI È SEPOLTO BENEDETTO, TALE PER NOME E MERITI / EGLI VISSE 28 ANNI. DEPOSTO IN PACE IL 13 OTTOBRE / CONSOLI GLI AUGUSTI DIOCLEZIANO E MASSIMIANO / QUI È DEPOSTA FRUTTA, SUA SORELLA GERMANA/ CHE VISSE 58 ANNI. / COSÌ SONO UNITI SOTTO LO STESSO SEPOLCRO.
Il culto di San Benedetto Martire è accettato dalla Chiesa diocesana di Fermo. La data della festa è il 13 ottobre, il “dies natali” cioè il giorno del martirio di Benedetto narrato nei passio. Per passio s’intende un racconto commovente, tramandato da generazioni, che racconta il sacrificio di un Santo. A loro si è attenuto il mio scritto. Sempre nell’Abbazia, sul terzo altare di sinistra, c’è la cappella di San Benedetto Martire. Una preziosa urna custodisce e mostra le reliquie del Santo. Nel piattino con il piccolo serpente fu raccolto il suo sangue. Alle analisi di datazione al Radiocarbonio 14, eseguite all’Università di Lecce nel 2003, i resti sono risultati essere del III – IV secolo dopo Cristo. La scienza si è unita alla fede per raccontare la vita prodigiosa di San Benedetto Martire, amato patrono della città di San Benedetto del Tronto.
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