Le “cose meravigliose” nella tomba di Tutankhamon scoperta cento anni fa

La maschera d'oro di Tutankhamon (Museo Egizio del Cairo)

di AMERICO MARCONI –

A fine anni ’90 stavo con mia moglie Diana in Egitto. Durante la visita al Museo Egizio del Cairo rimanemmo incantati dal ricchissimo corredo funerario del giovane faraone Tutankhamon. I suoi sarcofagi e la maschera d’oro producono un abbaglio. Nella seconda tappa del viaggio, partimmo da Luxor per visitare la Valle dei Re. Ci indicarono la piccola casa, alta su un colle, dove abitò Howard Carter a inizi ‘900. Per un colpo di fortuna, grazie ad archeologi inglesi, potemmo visitare la tomba di Tutankhamon, la KV62. Sono quelle coincidenze che fanno nascere l’esigenza di approfondire e raccontare.

Howard Carter nacque a Londra il 9 maggio del 1874. Fin da bambino dimostrò un talento per il disegno e a 17 anni divenne assistente dell’egittologo Percy Newberry, partecipando a una sua spedizione. Tra gli incarichi affidati a Carter, c’era quello di copiare e catalogare decorazioni e geroglifici all’interno delle tombe. Dopo aver lavorato in molte zone dell’Egitto con altri archeologi, nel 1899 Carter fu nominato ispettore capo del Consiglio supremo delle antichità dal ministero della Cultura egiziano e coordinò scavi a Luxor. Nel 1905 entrò in contatto con George Herbert, conte di Carnarvon, appassionato di antichità. Carter concentrò le proprie ricerche nella Valle dei Re. Dove per quasi cinque secoli gli antichi egizi seppellirono i loro sovrani. I primi anni di scavi furono poco fruttuosi e Lord Carnarvon aveva speso molto denaro ma visto scarsi risultati. Nel 1922 decise per un ultimo finanziamento e terminare le indagini nella Valle dei Re.

La mattina del 4 novembre 1922 nel sito fu scoperta una rampa di scalini che scendeva in profondità. All’ultimo gradino comparve la parte superiore della porta con il sigillo della necropoli reale. Carter corse a inviare un telegramma a Lord Carnarvon :«Fatta splendida scoperta: tomba con sigilli intatti. Richiusa in attesa del vostro arrivo». Il 24 novembre Carter, Lord Carnarvon, sua figlia Evelyn e l’ingegnere Callender liberarono la porta. A metà lavoro comparve il sigillo di Tutankhamon. Tolta la porta ripulirono dai detriti un corridoio e due giorni dopo venne alla luce una seconda porta. In alto a sinistra Carter fece un foro, ne uscì aria calda. Poi guardò dentro. «Riesci a vedere qualcosa?» gli chiese Lord Carnarvon. «Yes, wonderful things! / Sì, cose meravigliose!» rispose Carter. Aveva visto oggetti di forme varie, accatastati l’uno sull’altro, ombre, figure e oro, tanto oro. Erano statue, sedie, letti, vasi, due carri smontati, uno scrigno, un trono e due statue del re a grandezza naturale: stavano nell’anticamera.

Nel febbraio del 1923 si aprì un’altra porta in fondo all’anticamera e si arrivò alla camera del sarcofago. I sarcofagi di Tutankhamon sono quattro: uno di quarzite esterno (le dee Iside e Nefty abbracciano con le ali il sarcofago), due di legno dorato -l’uno nell’altro – e il quarto, più interno, tutto d’oro massiccio. Dentro riposava la mummia del faraone avvolta in lini e col volto coperto da una maschera d’oro e paste vitree. Sulla parete è raffigurato il faraone accolto dal grande dio Osiride nell’Aldilà. Tutankhamon visse durante il Nuovo Regno, nella XVIII dinastia, dal 1341al 1323 a.C. circa. Quando salì al trono, all’età di nove anni, il regno era in un profondo caos provocato dalla decisione di suo padre, Akhenaton, di far passare l’Egitto dalla tradizionale religione politeista al culto monoteista del Dio Sole. Il giovane sovrano venne affiancato da un consigliere che lo preparò al regno con il preciso obiettivo di annullare la politica di Akhenaton e riportare in auge le antiche divinità. Sulla morte improvvisa del re a 18 anni sono state formulate molte ipotesi, ma ancor oggi le cause restano un mistero. Forse morì in seguito alla frattura infettata di una gamba. La cerimonia funebre fu sbrigativa e il sovrano cadde nel dimenticatoio. Fino alla clamorosa scoperta di Carter.

In quel fatidico 1923, prima dell’apertura dei sarcofagi, Lord Carnarvon morì al Cairo, stroncato da una setticemia procurata dalla puntura di un insetto. La sua morte alimentò la leggenda della “maledizione del faraone o maledizione di Tut”. Non ci furono altre morti sospette. Eppure la vittima più illustre della maledizione fu proprio Howard Carter. Il suo ruolo nella scoperta fu sempre tenuto in secondo piano. Quando morì nel 1939 tutti i suoi oggetti e libri finirono all’asta. Una sua biografia fu scritta da Winstone solo nel 1992. Tutt’ora, per il centenario della scoperta, s’insinua che si appropriò e rivendette qualcuno dei cinquemila oggetti della tomba KV 62. È il giovane faraone che continua a vendicarsi  o è l’invidia che da sempre opera nel cuore dei malevoli? Per l’antico Egitto il dio del male, dell’invidia e della distruzione era Seth, col corpo di uomo e la testa di sciacallo.

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Il sarcofago di quarzite (ph. AFP)