Natale nel mondo, come si festeggia in altri Paesi

(foto di Giampietro De Angelis)

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

L’iconografia del Natale, nella cultura occidentale, è piuttosto precisa: clima freddo, camini accesi (soprattutto nei film), luminarie nelle vie cittadine e nei centri commerciali, addobbi nelle case, presepi ed alberelli illuminati, una certa predisposizione mentale ad una maggiore cordialità di facciata, regalie, cibi ricchi tra panettoni, pandori, spumanti e via dicendo. Il tutto condito da una overdose pubblicitaria con qualche punta di stucchevolezza. Talvolta, invece, la creatività raggiunge belle vette di novità. Ben venga. Ma è così dappertutto? Non proprio, vuoi per latitudini e longitudini, vuoi per le differenti culture locali e religioni. Cominciamo con il considerare che in una metà del pianeta il dicembre è un mese estivo e quel “set” fatto di strade ed alberi innevati, giacconi e berretti non c’è, modificando, e non di poco, quell’immaginario necessario all’atmosfera natalizia. Da aggiungere che, se all’inizio il Santo Natale era una ricorrenza prettamente religiosa per i cristiani, negli ultimi decenni il significato si sta sempre più secolarizzando, spogliando quel mistero devozionale che rivestiva la festa per eccellenza dei fedeli. Questo aspetto, se da un lato ha impoverito la rilevanza religiosa, dall’altro ha “contagiato” anche culture di tradizione non cristiana o con poche minoranze. In altri termini, il Natale si festeggia, come festa dai valori laici, anche laddove non avrebbe ragione di esserci.

Tipico esempio è il Giappone dove, se capita di andarci, vedremmo il Babbo Natale nei centri commerciali, con tanto di folta barba, il tipico abito rosso, slitta e finte renne. E tanti pacchi regalo. Andando in giro per il mondo, le differenze si fanno marcate e talvolta piacevolmente sorprendenti. Ci piace, ad esempio, quello che accade in Indonesia, con predominanza di musulmani. Nonostante siano poche le comunità con fede cristiana, la festività viene celebrata ed è un’occasione speciale per il dialogo interreligioso. Non è raro, anzi accade frequentemente, che si riuniscano intorno alla stessa tavola famiglie cristiane e musulmane, nel nome di una fraternità di fatto. Generalmente, però, nei paesi prettamente islamici il Natale non viene celebrato. Si festeggia il Maoled, la festa del Profeta Maometto, ed avviene ad inizio autunno.

Un mondo a sé è quello africano, dove le sfumature si arricchiscono di folclore e colore. Considerando che le fedi religiose sono spesso una sintesi tra effetti coloniali e missionari e le storie tribali locali, anche le festività religiose riflettono le tradizioni sviluppatesi nei secoli. In Nigeria, ad esempio, ci sono danze e canti. Prima del 25 dicembre, le ragazze nigeriane visitano le case del vicinato accompagnandosi con i tamburi. Superato il giorno di Natale, sono gli uomini a ripetere le danze ma con i volti coperti da maschere di legno che raffigurano i personaggi dell’etnia di appartenenza. La cosa che potrebbe stupire l’occidentale in visita turistica è la realizzazione dell’albero di Natale. Non potendo utilizzare gli abeti, per ovvie ragioni, vengono realizzate delle decorazioni intrecciando le foglie delle palme e fiori bianchi. In alcune zone africane, dopo la Messa di mezzanotte, si fanno dei falò e delle fiaccolate che vanno avanti per l’intera notte, in attesa del pranzo natalizio, molto ricco e vario.

Tornando in Europa, hanno una notevole rilevanza i mercatini di Natale, sempre più numerosi anche in Italia dove i più caratteristici sono al nord, soprattutto in Trentino Alto Adige. Sembrano davvero lontani i tempi in cui in ogni famiglia ci si adoperava per realizzare il presepio. Se ripenso alla mia infanzia, si andava a trovare i parenti anche per vedere se erano stati più bravi o più originali. Il presepio coinvolgeva tutta la famiglia, iniziando qualche settimana prima, portando ognuno un contributo di idee, cercando pezzi nuovi o andando a raccogliere il muschio fresco in campagna. Ed era un divenire dinamico. Il presepio, nel corso dei giorni, andava migliorato, integrato e reso più bello rispetto all’anno precedente, o rispetto a quello del vicino. Decisamente tempi lontani, ormai stereotipati e improponibili, come sembra stereotipata l’immagine del nucleo familiare raccolto davanti al camino acceso. Del resto, la televisione era ancora da venire e il riscaldamento era proprio quello, il camino acceso, i cui bagliori raggiungevano le statuine creando effetti che solo chi era bambino coglieva fino in fondo, con l’illusione del  movimento e il pensiero fisso ai regali da ricevere.

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(foto di Giampietro De Angelis)