di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Chi l’avrebbe mai detto che Luigia Lollobrigida, poi da tutti chiamata Gina, sarebbe diventata tra gli anni ’50 e ’60 un’icona internazionale di bellezza, temperamento, eleganza? In una sola parola la “Lollo”, l’attrice più amata, fotografata, cercata. Erano gli anni in cui era d’obbligo essere ottimisti provenendo da decenni di sofferenza generale. La sua famiglia d’origine, a dire il vero, era stata benestante. La guerra aveva messo però in serie difficoltà i suoi genitori. Forse per questo Gina prova una strada sua, iniziando dalla via semplice e modaiola per il tempo, quella del fotoromanzo, per poi iscriversi, nel 1947, a Miss Roma. La ragazza ha vent’anni, uno sguardo deciso e non arrendevole, una bellezza spiazzante che va di pari passo con una netta determinazione. Non arriva prima, ma poco conta. È lei che il mondo nota. Accade poi qualcosa che resta come irripetibile.
Invitata a partecipare anche all’edizione di Miss Italia, si ritrova a competere con ragazze destinate, come lei, ad incidere nel futuro del cinema come non mai: Lucia Bosè, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago e Gianna Maria Canale. Un’edizione straordinaria che non può passare inosservata e che rappresenta per la Lollo il cambiamento desiderato e l’inizio di una carriera irrefrenabile e non solo in Italia. Oltre che a Cinecittà, diretta da maestri assoluti come Vittorio De Sica, Alberto Lattuada, Mario Monicelli, Pietro Germi, e non solo, diventa famosissima anche in Francia e poi a Hollywood, con registi del calibro di John Huston, Carol Reed, Melvin Frank, Robert Leonard (per citare qualche nome) e con attori come Rock Hudson, Tony Curtis, Burt Lancaster, Errol Flynn, Humphrey Bogart. Un trionfo.
Interessante a questo punto, evitando di elencare i titoli dei numerosi film, dal neorealismo in poi, e i molti premi vinti, definire meglio la personalità e la vocazione artistica della “Bersagliera”. Negli anni ’70, ancora giovane, sceglie di sviluppare altri aspetti della sua creatività, non più legati solo all’interpretazione di un ruolo ma, in un certo senso, alla creazione artistica vera e propria. Diventa – nella sorpresa generale – fotoreporter prima e scultrice e pittrice poi. Come fotoreporter va assolutamente ricordata l’intervista a Fidel Castro, e i ritratti a Paul Newman, Audrey Hepburn, Salvador Dalì, Henry Kissinger. Quella della fotografia probabilmente è stata la passione più autentica, coltivata da sempre anche se emersa che aveva superato la quarantina. Talmente autentica da aver fatto anche stravaganze da vera reporter in incognito, come quando, agli inizi degli anni ’70, si traveste da hippy per non farsi riconoscere e va nell’isola di Linosa a fotografare – e ci sono immagini in bianco e nero davvero belle – sia scorci di vita paesana, sia certi personaggi che su quell’isola venivano confinati per soggiorno obbligatorio. Un bel reportage da vera professionista.
Forse è meno nota al pubblico la carriera di scultrice, che consta di una sessantina di opere e molte mostre anche importanti. Nel 2003 ha tenuto una grande esposizione al Museo Puskin di Mosca. Successivamente le sculture sono state esposte al Lido di Venezia, poi al Museo de la Monnaie di Parigi. Che donna è stata Gina Lollobrigida? Qualcosa abbiamo detto all’inizio e molto si comprende dal fatto che ad un certo punto, popolarissima come attrice, ha cercato anche altre strade, rischiando ma evidenziando un amore autentico per l’arte e l’espressione artistica. E poi ci sono le frasi, quelle che denotano il carattere.
«La donna, nel privato, senza tutti gli accorgimenti di luce e di trucco, appare un’altra cosa». Probabilmente è proprio in quell’ “altra cosa” che lei ci vedeva la verità.
Ed ancora: «Quello che mi fa arrabbiare è che alla donna hanno sempre cercato di togliere qualche cosa e ancora oggi questo continua. Sono sempre gli uomini che vanno avanti e la donna sempre un passo indietro e questo non è giusto». Di certo lei quel passo indietro aveva imparato presto a portarlo più avanti. Ed infine: «I pettegolezzi durano soltanto qualche giorno, si spengono molto presto e la verità ha di nuovo il sopravvento».
Novantacinque anni vissuti senza mai rinunciare a se stessa. Forse è questa la sintesi finale, oltre la bellezza, il temperamento, la bravura.
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