Il simbolo dei Piceni: il picchio o la gazza?

di CARLO GENTILI –

Secondo una tradizione ormai consolidata, il Picchio è l’animale associato al popolo Piceno, oggi adottato come simbolo anche dalla Regione Marche. Il tutto nasce da uno scritto di Plinio il Vecchio secondo cui “I Piceni sono giunti  dalla Sabina, sotto la guida di un picchio che indicò il cammino ai capostipiti. Da ciò deriva il loro nome: essi infatti lo chiamano picus , animale sacro ad Ares …”. In realtà, secondo altre narrazioni, i Piceni potrebbero essere giunti via mare da oriente portando con sé  sia  la venerazione verso una dea con radici anatoliche (Dea Cupra)  sia –  come indica lo studioso Vincenzo Galiè – l’altissima esperienza navigatrice tanto da far derivare il nome “picenti” da pece (pix, picis), per la rinomata  esperienza nel “calafatare” a caldo (impermeabilizzare ) le navi con la pece.

Il PICCHIO O IL CORVO?  Tornando al picchio, un’ampia letteratura del passato ci narra  come l’animale  per eccellenza scelto per il buon auspicio di  migrazioni e fondazioni di nuove città  non fosse  il picchio, bensì il corvo. Animale sacro ad Apollo, il corvo era considerato un messaggero intelligente con doti di predizione del futuro e di eventi nefasti, con la capacità di trasmettere messaggi vocali (gracchiare) sussurrandoli all’orecchio  dello stesso Apollo e quindi delle Sibille. Plinio il Vecchio ci segnala come il corvo  presentasse almeno 60 inflessioni differenti (timbro, ritmo, intonazione, frequenza, intensità, modulazione …) permettendogli  di comunicare informazioni importanti  e decisive per gli altri corvidi e, parlando di mitologia, per le implicazioni riaguardo al  futuro. Nel nord Europa, Londra, Lione, Lugano, Loudum vennero fondate nei pressi di templi dedicati al dio Lug, il “dio  Corvo” associato ai corvi e che ne ascoltava le predizioni. Nel mondo scandinavo i due corvi di Odino (Pensiero e Memoria) viaggiavano per il territorio riferendo al dio ciò che avevano visto ed udito.   Nel culto del dio Mitra Il corvo, messaggero divino, stabiliva il contatto tra Mitra ed il Sole.

IL GRACCHIARE, dunque, era la caratteristica più importante non del picchio sacro ad Ares (dio della guerra), ma   del corvo  (sacro ad Apollo): caratteristica che gli permetteva di comunicare con uomini e   dèi,  di predire il futuro,  di segnalare i pericoli ed indicare il luogo migliore per costruire le nuove città. Forse,  la storia ci ha tramandato una narrazione errata attribuendo al picchio le caratteristiche  mitologiche del corvo? O forse, semplicemente, l’animale totemico dei piceni non era  il picchio, ma  il corvo  vero e proprio oppure  un corvide dal  tipico manto bianco e nero come la gazza, chiamata scientificamente  “pica, pica” (Linnaeus, 1758). Infatti, la gazza, tipica del nostro territorio,  “basa  il proprio sistema di comunicazione principalmente nel gracchiare…. per  comunicare  ed avvisare in caso di situazioni di pericolo”. Inoltre, nella mitologia nordica la gazza rappresentava la messaggera degli dei, mentre nel folklore slavo e bulgaro, la gazza è l’animale che conosce l’esatta ubicazione di un villaggio incantato ai confini del mondo dove vivono tutti i personaggi mitologici. Una ulteriore curiosità interessante  è legata al colore  del corvo che, secondo la mitologia, in origine era bianco. Fu lo stesso Apollo, accortosi di una menzogna del suo messaggero alato, che  decise di trasformarne il piumaggio dal bianco  al  nero. Anche in questo caso, la gazza incarna sia il bianco dell’origine mitologica che il nero  del piumaggio imposto da Apollo.

IN DEFINITIVA: Se i Piceni venissero effettivamente dal territorio Sabino, potrebbe prevalere la narrazione di Plinio il vecchio con la centralità del picchio. L’autore  capitolino, infatti, potrebbe aver raccolto antiche testimonianze sabine (relative al picchio)  mescolate con memorie mitologiche greche  (relative al corvo). Da non dimenticare che Plinio scrive quando il popolo piceno aveva già  perso  la memoria diretta dei fatti antichi  dal momento che era  stato già annientato, esiliato  e soggiogato a Roma almeno da 300 anni. Se, come pensiamo noi, i Piceni fossero stati navigatori esperti giunti nelle Marche da oriente  e pregni di cultura mitologica greca, invece, ci troveremmo di fronte all’originale mito del corvo  di Apollo. E, considerando che il nome scientifico della gazza dal colore bianco/nero è “pica, pica”, nel piceno avremmo di fatto certificato ufficialmente   il simbolo  della gazza, anziché quello del picchio verde.

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