di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Era una mattina che a scuola non c’erano le lezioni, quelle ufficiali. Ognuno passava il tempo come voleva o poteva. Leggevo, e fin qui sarebbe anche normale. Ognuno sa, per propria esperienza, che ci sono letture che trasportano, mentre altre annoiano, certe sono interessanti ma costano fatica ed altre ti portano tra le righe con la leggerezza d’un volo inaspettato e ti aprono orizzonti. In quella mattina, quando qualcuno provò a chiamarmi che era ora di uscire dall’aula, feci fatica a riconnettermi al momento reale. Ero talmente assorto da non accorgermi che erano passate intere ore enon mi ero reso conto del movimento intorno a me: un vero stato di trance, una immersione emozionale come forse non ho più provato. Erano gli anni ’70 ed erano i tempi dei collettivi studenteschi che portavano talvolta all’occupazione dell’istituto con l’autogestione delle attività didattiche, con la rivendicazione di problematiche che, all’epoca e alla luce dei nostri giovani anni, sembravano verosimili. Con il vento della rivoluzione nei pensieri e con l’entusiasmo di chi crede in un mondo nuovo, ovviamente migliore, anziché immergermi nella letteratura della Beat Generation o nei lunghi e ridondanti ciclostili redatti da leader più o meno passeggeri, andavo alla scoperta dei classici dell’Ottocento.
In quella mattina, ero in un ideale passeggio con Guy de Maupassant e le sue novelle. Un passeggio lieve e profondo come le pennellate dei suoi contemporanei pittori impressionisti. Come in un dipinto di Édouard Manet, Henri-René-Albert-Guy de Maupassant (è questo il nome completo dello scrittore francese) tratteggia luci ed ombre, ambizioni e tradimenti, ideali e falsità dell’animo umano. La ricchezza del dettaglio, sminuzzato e ricomposto, denudato e reinterpretato, rende la letteratura di Maupassant particolarmente “psicologica”. Non c’è persona che non venga vista per quella che è, passando per ciò che sembra. Non c’è sentimento che passi inosservato in tutte le sue sfumature. E spesso, direi sempre, sono proprio le sfumature che detengono l’impronta del vero. Le sfumature! Come solo un pittore esperto sa renderle su tela, Guy de Maupassant sapeva evidenziarle con le parole, con una descrizione elegante e regale, pur restando lieve ed asciutta, impietosamente lucida. Un viaggio tra le emozioni, viste con occhio clinico ma con la sensibilità dell’artista. E senza perdono, soprattutto verso l’opportunismo e le ipocrisie dei “benpensanti”, verso quella piccola borghesia che vedeva meschina ed egoista. Per riflesso, ecco il soffermarsisul povero, innalzandolo in dignità. Ecco che il mendicante e la prostituta rivelano un mondo insospettato, invisibile ai più. Gli ultimi della società come contraltare di quei primi che detesta. No, non è politica, men che mai un atteggiamento religioso. Tutt’altro.
Maupassant racconta la vita da “dentro”, la racconta come la vede, senza filtri e paraocchi, con realismo fotografico, nelle sue luci ed ombre, con vena pessimistica e senza essere mai accondiscendente. Del resto, Maupassant traeva la sua visione della vita dalla filosofia di Arthur Schopenhauer e aveva ricevuto ispirazione da Gustave Flaubert che ben conosceva. Flaubert era stato, da bambino, compagno di giochi della mamma di Guy, Laure le Poittevin, grande appassionata di letteratura, in particolare quella shakespeariana. Nella sua breve vita (morto di malattia che stava per compiere 43 anni) Maupassant ha scritto molto, tra romanzi, racconti, novelle, opere teatrali, poesie e saggi. La sua opera è davvero vasta. Almeno 300 novelle e otto romanzi (di cui due incompiuti), nove opere teatrali e quasi una dozzina tra saggi, diari di viaggio e altro.
Ricordiamo alcuni titoli, tra i tanti. Tra i romanzi: Una vita, Bel Ami, Pierre e Jean, Il nostro cuore. Tra le novelle: La casa Tellier, La signorina Fifi, Miss Harriet. All’amico Flaubert ha dedicato due saggi ed uno a Balzac. Tra i reportage ci sono i diari di viaggio in Sicilia e nel Mediterraneo. Concludiamo con alcune sue frasi:
“Il nostro più gran tormento nella vita proviene dal fatto che siamo soli e tutte le nostre azioni e i nostri sforzi tendono a farci fuggire da questa solitudine.”
“La cosa più insignificante racchiude un po’ d’ignoto. Troviamolo.”
“La storia, che irascibile e bugiarda vecchia signora.”
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