di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Se ci riferissimo ad Anna Mae Bullock, nata nel 1939 a Brownsville, cittadina nel Tennessee, forse non tutti capirebbero di chi stiamo parlando, ma se scriviamo Tina Turner allora tutto cambia perché Tina è Tina e ogni cosa parla di lei, dalla prorompenza fisica a quella emozionale, dalla splendida voce alle gambe statuarie, dai vestitini sexy alla folta capigliatura ribelle. Tutto la esprimeva, tutto era degno della sua vitalità, della sua forza creativa ineguagliabile e inesauribile. Un’energia che sul palco si estendeva a chiunque la ascoltasse, contagiosa e gioiosa. Lei stessa, a proposito dei vestiti, diceva: «Alla mia età forse dovrei smetterla con gli abiti sexy». Ma non era possibile. Quando la natura chiama lei risponde: questo era Tina e, come detto, tutto la esprimeva, tutto era simbolo di una carica travolgente.
Mezzo secolo di storia della musica, quella che fa spettacolo, che lascia il segno in intere generazioni, che spiazza e che conquista anche chi non segue abitualmente il rock. Sì, il rock, ma non solo. Ha praticamente spaziato in quasi tutti i generi musicali, il rock’roll, il pop, il rythm ‘n blues. Ma forse è inutile parlare di tendenze musicali. Forse è limitante. Poteva cantare di tutto. Basti dire che nella sua carriera ha ottenuto 12 Grammy Award, oltre ad altri premi di prestigio internazionale. Nessuno ha ottenuto di più, sembra. Ha venduto oltre cento milioni di copie e pubblicato venti album (uno per tutti: All The Best). La rivista Rolling Stone l’aveva inserita nell’elenco dei migliori cantanti di sempre. Ha duettato con i più grandi in tutto il mondo. In Italia anche con Elisa ed Eros Ramazzotti, per citare due nomi.
Ora che non c’è più fisicamente, essendo deceduta a 83 anni nella sua casa di Küsnacht, in Svizzera dalle parti di Zurigo, ci piace scoprire qualcosa di più della Tina persona, iniziando dalla scelta di naturalizzarsi cittadina svizzera, come conseguenza del rapporto con il suo ultimo compagno Erwin Bach, rinunciando definitivamente alla cittadinanza americana. Accennare al suo privato – ed è stata lei a parlarne anche con i suoi tre libri scritti a carattere biografico – è utile e necessario per meglio comprendere ed oltremodo apprezzare la sua forza interiore, quella resilienza esistenziale che le consentiva di rinascere ogni volta che una grande minaccia incombeva su di lei. Tina era diventata buddista negli anni ’70 e non certo per moda. Lo praticava attivamente e ne traeva forza e ispirazione. Con un certo spirito ironico si definiva “battista buddista”, volendo con ciò coniugare le sue origini con le scelte successive.
Tina Turner aveva avuto un matrimonio non certo tranquillo con Ike Turner. Matrimonio burrascoso sul profilo personale, ma propedeutico su quello professionale. Insieme avevano fondato il duo musicale Ike & Tina Turner che aveva avuto un buon successo per una quindicina d’anni. Ma il matrimonio naufragò: troppe le esasperazioni per i continui pesanti litigi, nonché episodi di abusi. Tina fuggì dall’albergo dove stavano alloggiando, iniziando quella che è stata la sua straordinaria carriera solista. Ci sono state malattie anche pesanti che avrebbero fiaccato chiunque: dall’ictus, che la costrinse a lunghe riabilitazioni, ad un trapianto di rene, ricevuto dal suo secondo marito Erwin Bach . Negli ultimi anni aveva perso anche due figli. Ma lei, alla vita ci credeva. Ne aveva parlato con convinzione nel suo terzo libro: Happiness Becomes You: A Guide to Changing Your Life for Good. Superare le difficoltà e vivere con gioia. È stata la sua missione, il suo leit motiv, con ostinata motivazione.
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