“Nettare di Luce”, bellissima raccolta poetica di Cesira Donatelli

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Un libro, prima ancora di essere atmosfere, storie e visioni, contenuti e testo, è un oggetto. Va tenuto tra le mani, sentito, percepito. Va vista la sua forma, vanno meditate le scelte grafiche e l’armonia del titolo. Vanno considerati gli spazi perché nulla è silente, neanche i vuoti. Contano queste cose? Contano. Da oggetto a soggetto, da carta stampata a viatico, tutto parla, ogni dettaglio introduce al mondo che ci apprestiamo a scoprire. E in Nettare di Luce, raccolta poetica di Cesira Donatelli (Masciulli Edizioni), i dettagli non mancano, già dal titolo, potente come un risveglio interiore, essenziale come il pane della sua terra, quell’Abruzzo che si rinnova ma resta sempre se stesso, cresce al mondo ma rafforza le proprie radici come fossero, le radici, l’unica vera zattera nelle onde dell’esistenza che, per quanto turbolenta e burrascosa possa essere, non riuscirà mai ad impedirne il ritorno a riva. C’è sempre un approdo, ed è nell’essenza delle cose.

I dettagli non mancano, già dall’immagine di copertina, un dipinto di Annalisa Lucarini, un possente nudo di donna, dove la nudità è luce, forza e linguaggio. È dignità mite, ma d’una mitezza non timida, è la mitezza che attinge alla saggezza, al vigore dell’espressione, sciolta e naturale. Nudità resiliente, che non teme e rinnova la nascita nella consapevolezza di sé. E poi, le parole. Le parole compiono miracoli quando trasmutano, quando, dimentiche di loro stesse, si destrutturano, trascendono, si librano nell’aria, penetrano nella terra, cercano le radici, si avviluppano agli alberi, giocano tra le foglie, nei canneti, sulle leggere increspature delle acque dei laghi montani. Diventano molecole le parole, ricombinando le sillabe in nuove forme e suoni, scendendo nel profondo che ascolta, cercando sintonia con l’essenza di ogni cosa nutrita dalla luce, in una nuova immanenza: è questo il nettare di cui parla Cesira. È lì la sua forza poetica, nella capacità  di essere suono e sentimento, con un omaggio agli avi, alla terra dura e pura, fatta di rocce e montagne, vecchie e nuove transumanze, fatiche e sospiri, gioie ed attese, con una appartenenza che non si stanca di ricordare, che lega a sé ma rende liberi, cosciente che gli orizzonti, anche quando sembrano statici, sono sempre diversi.

È la visione dei cuori a renderli tali. Come la propria femminilità che, al pari del dipinto di copertina, si espone distillata, semplicemente “essente”. La nudità, che sia del corpo o della mente, dell’anima o del sentimento, è sempre autentica. Sono gli abiti, intesi come simbolo, ad occultarne la purezza, come antiche e nuove maschere, forzature della convenienza, necessità della coabitazione nel borgo dei ruoli sociali. La poesia libera. I versi di Cesira liberano, assolvendo il tempo, elevando la memoria. Gli antichi maestri latini parlavano di “resalio” per spiegare che se la barca si rovescia, tu devi avere la scaltrezza di salirci sopra. La scaltrezza di uno sguardo nuovo che reinterpreta e rinnova. E tutto unisce, nell’economia di una esistenza che non è mai ascrivibile a singole fasi e scivola fluidamente di storia in storia, salvandosi.

Viene poi il momento che percepiamo un eco lontano. È un attimo, ed anche la Luce, sulla cui natura tuttavia resteremo ignari, traccia il suo percorso, svela significati e ci mostra quella particolare essenza delle cose. Mostra il Nettare. Forse non tutti lo riconosceranno, ma in tutti è presente. Cesira ci offre un’occasione. Con la sua personalissima e ispirata poetica ci invita al percorso, sapendo che ognuno saprà apportare, nella lettura, le proprie sfumature emotive, incontrando in un angolo della memoria quelle radici che nel più antico dei sottoboschi sapranno riconoscersi.

Volti umani,
a rifletter la luce dallo stesso braciere,
Torce intinte, a passo libero
per ogni palmo
a seminare voci e figli.
L’odore del santo,
viene dalla pagnotta di ogni tara.
(Frammento di Raccogliamoci dalla raccolta Nettare di Luce)

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