di REDAZIONE –
L’evento solenne di svelamento è previsto il 26 ottobre 2023 alle ore 11, presso la banchina del Molo Nord del Porto di San Benedetto del Tronto –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il mare è da sempre fonte di vita e di lavoro per la comunità di San Benedetto del Tronto, ma anche palcoscenico di tragedie che lasciano cicatrici indelebili nella memoria collettiva. Una di queste è il naufragio del Rita Evelin, avvenuto il 26 ottobre 2006, 17 anni fa, e che costò la vita a tre uomini: Francesco Annibali, Ounis Gasmi e Luigi Luchetti. Per tenere vivo il ricordo di quella tragedia e sottolineare l’importanza della sicurezza marittima, le famiglie delle vittime, con il supporto e il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di San Benedetto del Tronto, hanno preso l’iniziativa di erigere una lapide commemorativa. L’evento solenne di svelamento è previsto per il 26 ottobre 2023 alle ore 11, presso la banchina del Molo Nord del Porto di San Benedetto del Tronto. Alla cerimonia parteciperanno non solo i familiari delle vittime ma anche rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, tutti uniti dal desiderio di rendere questo evento un punto di partenza per iniziative future. Interverranno Antonio Spazzafumo, sindaco di San Benedetto del Tronto; Alessandra Di Maglio, comandante della Capitaneria di Porto; Giuseppe Merlini, direttore dell’Archivio Storico Comunale e Don Guido Coccia, parroco della Chiesa di San Benedetto Martire.
«In un mondo in cui tutto corre veloce e la memoria rischia di essere sommersa dalle urgenze del presente -, dichiara il Sindaco Antonio Spazzafumo – è fondamentale prendersi il tempo per ricordare, riflettere e imparare dalle lezioni del passato. Il naufragio del Rita Evelin rappresenta una di quelle lezioni dolorose ma indispensabili che, attraverso il sacrificio di vite umane, ci ricorda l’importanza cruciale della sicurezza marittima e del rispetto per le forze della natura. In qualità di sindaco di San Benedetto del Tronto, sono onorato di partecipare all’evento di svelamento della lapide commemorativa, un’iniziativa che trova il mio pieno supporto e quello dell’intera Amministrazione comunale. Questa lapide non è solo un tributo a coloro che hanno perso la vita in quella tragica circostanza, ma serve anche come costante monito per tutti noi, cittadini e istituzioni, a non abbassare mai la guardia quando si tratta di proteggere la vita umana».
«È fondamentale che il sacrificio di queste persone non vada dimenticato. Oltre a essere un gesto dovuto alla memoria delle vittime, vogliamo che questa lapide serva come monito per tutti noi, affinché tragedie del genere non si ripetano mai più» dice Giovanna Scolastici, cugina di Francesco Annibali. Un evento che unisce diverse generazioni, il significato di questa cerimonia va oltre il semplice atto commemorativo. L’obiettivo è quello di fare cultura, di educare le nuove generazioni sul rispetto del mare e delle norme di sicurezza. «La storia è un bene comune e un patrimonio che non deve mai essere dimenticato, ma preservato e trasmesso alle future generazioni. – afferma Giuseppe Merlini – La tragedia del naufragio del Rita Evelin è uno di quei capitoli che, pur dolorosi, sono fondamentali per comprendere la nostra identità collettiva e i valori che ci uniscono come comunità».
«Quando ho intrapreso il viaggio letterario che mi ha portato a scrivere sul naufragio del Rita Evelin, – dichiara Antonella Roncarolo, autrice del romanzo “Quel silenzio in fondo al mare” – sapevo che stavo toccando una ferita ancora aperta nel cuore della nostra comunità. La tragedia sembrava essere caduta nell’oblio, sepolta sotto le sabbie mobili dell’indifferenza e del tempo che avanza. Ma le storie come queste non possono e non devono essere dimenticate. Il mio romanzo non è solo un racconto, ma un dovere di memoria che ho sentito profondamente. È stata una responsabilità dare voce a coloro che non ce l’hanno più, e tentare di far luce su un evento che ha cambiato per sempre la vita di molte famiglie e di una comunità intera. Questa lapide non è solo un simbolo di ricordo, ma anche un monito per il futuro. È un modo per dire che non dobbiamo mai smettere di imparare dalle lezioni, a volte durissime, che la vita ci pone davanti».
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