di RAFFAELLA CIUFO –
“Andare a ramengo” è un modo di dire assai noto che significa “fallire, andare in rovina”. Ma perché si dice così? Questa curiosa espressione ha un’origine molto antica – sembra risalire nel lontano periodo dell’Alto Medioevo – quando in Piemonte, e più precisamente nel territorio di Asti, i condannati per reati patrimoniali venivano confinati nel Comune più periferico del Ducato che, appunto, con il tempo iniziò a chiamarsi Aramengo. Infatti la denominazione Aramengo pare derivasse proprio dal latino “ad ramingem”, che significava appunto “allontanarsi”. Poi con il tempo e le trasformazioni dialettali, la definizione latina si trasformò in Aramengo, dando così la denominazione al luogo. Oggi Amarengo merita una visita turistica per la vista spettacolare del suo paesaggio circostante, che si può ammirare grazie alla sua favorevole posizione di alta collina. Nelle vicinanze di Amarengo sorge poi la magnifica abbazia Santa maria di Vezzolano, che sembrerebbe essere stata fondata addirittura da Carlo Magno e che viene considerata fra i monumenti medievali più importanti del Piemonte. Tuttavia, per i turisti Amarengo significa anche cordialità d’accoglienza e grandi vini d’assaggio, come Barbera, Nebbiolo, Dolcetto e lo speciale Moscato d’Asti.
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