di PIER GIORGIO CAMAIONI (PG) –
Andando giù lungo il Corso di Ripa, tutti immagineresti di incontrare meno che ZEUS. Sempre che d’improvviso non esploda un temporale tosto – oggi si chiama bomba d’acqua – e pioggia grandine tuoni fulmini e saette come da copione. Allora sì, potresti intravvedere ZEUS volteggiare come un drone tra le nuvole nere dietro il campanile della cattedrale, o più ad ovest verso i Sibillini (sul monte della Sibilla, ovvio), o a cavallo di un missile russo che sfiora le vallate…
Visioni, sì, meglio farsi subito visitare da uno bravo eh. Però che strano, ZEUS non ti apparirebbe a colori, ma come di consueto con tutte le tonalità del grigio: palestrato a torso nudo (come da contratto) ben abbronzato di grigio, barba e capelli folti (mai conobbero barbiere) e grigi, occhi fiammeggianti grigi. Incazzato nero. Età sui 55. Lo ZEUS regista di un film tipo “Il nubifragio”. Magari attorniato da aquile reali, tori sacri, querce immense come baobab… beh, hai fatto indigestione di mitologia greca, non ti è bastato il catechismo. É che lassù, al posto di ZEUS, da cattolici si tende a vedere quell’altro, potente lo stesso anzi di più, forse solo meno teatrale e scenografico. Che se pure lui scatena il finimondo sulla tua vigna, di mestiere compie miracoli, pochi ma buoni. Poi non parla solo greco, col vocabolario della fede ti par di capirlo.
Ripa è speciale, però, perché ha uno ZEUS speciale, che in Corso Vittorio Emanuele ci sta di casa (paga l’IMU), col buono e col cattivo tempo. La meteorologia non gli interessa. Si può controllare: da quando Mario Vespasiani lo ha dipinto, niente bombe d’acqua, neanche a Roma dove è andato a farsi guardare e premiare. Questo ZEUS cioè è facile da vedere.
É uno ZEUS diverso, laico e libero direi, “DIVINTA’ EROI E PERSONAGGI LEGGENDARI” stanno nei quadri più in là. Lui sta al centro. Guarda dritto. E spicca perché ha tutti i colori – meno quell’antico noioso grigio-topo d’ordinanza – uniformemente distribuiti in facili geometrie quasi euclidee: nel volto, nei capelli, nella barba (come appena uscito dal barbiere). Un volto (apparentemente) senza sguardo, che ricorda certe maschere veneziane del ‘700 ma non ti turba: ti cerca, ti guarda, ti interroga, ti ipnotizza. Eppure ti rassicura, sembra proteggerti. Sarà per quella (un po’ nascosta) spirale portante che dal baricentro del volto (cioè del quadro) si sviluppa in sezione aurea, sarà per gli occhi blu-caverna senza pupille, sarà per l’atmosfera più romana che greca.
“ZEUS-ETERNALS”, ma moderno. Tra gli altri dipinti-parlanti (nonché ammonitori), che con le loro profonde suggestioni impensieriscono e quasi intimoriscono chi li guarda, il “nostro” ZEUS nella sua intensità pittorica mi sembra il più agile e senza tempo. Quasi un marchio, un brand.
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