di PIER GIORGIO CAMAIONI (PGC) –
Concerto ed Arte/ Note su tela
Davide Massacci: pianoforte, Eugenio Cellini: acquerelli
Ripatransone – Teatro Mercantini, 23 marzo 2024 ore 21
RIPATRANSONE – Abbiamo guardato i colori di CHOPIN, ROSSINI, SCHUBERT, LISZT, DEBUSSY, CASTILLO ascoltando gli acquerelli di Cellini. Il concerto ha funzionato così. Ma prima, Davide Massacci ha detto commosso di Maurizio Pollini. E già gli va un bravo, mentre nei telegiornali italioti la notizia è rotolata dopo le tragicomiche della nostra politica stracciona, dopo le piagnose vicissitudini sanitarie della Corona UK; dopo le arlecchinesche americanate di attenti a quei due – uno peggio dell’altro. Cioè dopo quasi tutto. Alle volte, perfino infilata come una punizione tra le beghe del calcio, ahò, è successo che è morto Pollini! Poi, peccato non sia salito sul palcoscenico il “nostro” Eugenio: non è che non ha fatto in tempo, anche se – come un direttore d’orchestra – ha dovuto sorvegliare il “ritmo” dei suoi acquerelli per farceli guardare-ascoltare a tempo di Chopin, Debussy, Schubert, Liszt… (eh, incorniciati in studio, loro non sono abituati a certi… ritmi).
Giusto, l’inizio con quel Notturno di Chopin che Pollini chissà quante volte ha suonato in tutti i teatri del mondo, ma mai “accompagnato” dagli acquerelli di Ripa…in notturna! Omaggio rispettoso e commovente, a Massacci forse tremavano le dita per l’emozione, ma l’esecuzione è stata rigorosa, senza tentennamenti, proprio in stile razionalista. Anche Ripa in Do min. vista e immaginata con colori notturni è stata all’altezza. Nell’esuberante Petite caprice “Style Offenbach” di Rossini (Offenbach il personaggio, non la piatta cittadina semi-dormitorio vicino a Francoforte) – dove si allude proprio alle corna, al suonare con indice e mignolo! – Cellini si cava d’impaccio con acquerelli di repertorio: belli, a Ripa meglio non dipinger corna…
Con Debussy ci s’avvicina al jazz con influenze classicheggianti: “La cathédrale engloutie” (stile gotico, penso) che affonda in mare e riemerge, è pura fantasia pittorica impressionista che però ha messo in difficoltà Cellini, difficile immaginare la cattedrale di Ripa in fondo all’Adriatico. Così la modernità di Debussy s’accontenta della pur debussiana bellezza delle nostre piccole chiese senz’acqua. (Pure chiuse e dimenticate, ma non divaghiamo). Interpretando la delicatezza di Schubert e la malinconia di Liszt, il duo Massacci-Cellini sembra contaminarsi reciprocamente. Difficile parlarne ancora, spiegare. Sonorità di pennellate morbide, colori di musiche romantiche, motivi armonici quieti o complessi che discendono colline e campagne. La metamorfosi s’inverte più volte.
Ascoltare musica e capirla dipende anche da cosa guardiamo. “Il pianista è un detective” (indaga sull’uomo e sul tempo); il pittore risolve, architetta, mostra. Davide non lo dice, ma mentre gli acquerelli di Eugenio dopo la felice fatica si spengono, se sceglie di chiudere il concerto col breve intenso Valzer in La minore n.19 B150 di Chopin (l’ultimo, pubblicato postumo), credo che il suo pensiero – come il nostro – voli ancora verso Maurizio Pollini. Questo valzer Davide Massacci già da tempo lo insegna ai suoi allievi, Maurizio Pollini è appena andato via.
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