di ROSITA SPINOZZI –
TORINO – Il celebre scrittore e fiabista cuprense Antonio De Signoribus, durante la sua permanenza al Salone Internazionale del Libro di Torino è riuscito perfettamente a trasmettere ai presenti le emozioni racchiuse nel suo ultimo libro “Le sette noci d’oro” (Seri Editore), definito da molti un capolavoro della letteratura fiabistica. L’autore ha spiegato, in primis, il senso il generale del titolo e, in particolare, del numero sette, numero spirituale e positivo per eccellenza, e della noce che secondo tradizione tiene lontane malattie e cattiverie. Poi ha rivisitato la stregoneria indicando come certi libri, tipo il Malleus Maleficarum del 1486, possano aver contribuito alla caccia alle streghe. Su questo tema Antonio de Signoribus ha voluto sminare i cuori e riproporre la vera essenza dell’argomento, in difesa della donna -strega. «Le fiabe sono psicologicamente terapeutiche perché incoraggiano ad affrontare la vita senza esserne sopraffatti. – ha spiegato De Signoribus – E tutto questo non è cosa di poco conto considerato il difficile e terribile tempo che stiamo vivendo, sempre più minaccioso e avaro di sogni, di prodigi e di magia. Gli animali presenti nella raccolta? Sono animali “terapeutici”. Il lupo, ad esempio, nelle mie fiabe non è famelico, ma un ottimo aiutante magico. E gli altri animali sono amici degli uomini, mai nemici». L’autore ha parlato anche dell’importanza dell’immaginazione, della meraviglia, della fantasia. Pertanto bisogna ridare all’immaginazione quella posizione di primaria importanza, indipendentemente dall’età, anche se nelle giovani generazioni è indispensabile in vista del futuro. In conclusione ha citato Einstein quando dice che le fiabe rendono più intelligenti e che “l’immaginazione ci porta dappertutto mentre la logica ci porta da A a B”. L’Editore Seri, che ha pubblicato il volume, ha espresso parole di elogio nei confronti di Antonio De Signoribus che, grazie alla sua scrittura e notevole abilità affabulatoria, riesce sempre a conquistare i cuori sia delle giovani generazioni che dei grandi, nonostante scavi sempre in profondità. “Le sette noci d’oro” è un libro che piace, tanto da essere vicino a una seconda edizione.
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