di REDAZIONE –
Nell’epoca dei social network, dei più complessi siti web e delle varie forme di intelligenza artificiale, parlare di un artista in rapporto a libri, carta, documentazione tangibile e costante della propria ricerca, in riferimento ad una coerente attività editoriale è quanto di più anacronistico possa apparire, ma per certi versi, anche di più rivoluzionario. Se è vero che l’informazione digitale prediliga un certo tipo di estetica, un taglio superficiale e una fruizione più immediata del contenuto, ci sono artisti che percorrono strade proprie, senza scendere a compromessi col mondo fluido, di un contesto orientato a ignorare certi messaggi e ridimensionare ciò che va oltre la dimensione visibile, per un’opera ridotta a prodotto. Nel corso della sua carriera Mario Vespasiani ha dimostrato di essere costantemente un’eccezione, un camaleonte, anzi un octopus dato che si è saputo muovere con raffinatezza, tra le acque agitate del mondo dell’arte, che come la moda tende a variare con le stagioni, prediligendo periodicamente specifici orientamenti, determinati stili e personaggi.
Mario Vespasiani fin dalla prima mostra, a 20 anni, ha documentato le opere e la sua evoluzione non in semplici cataloghi, ma in volumi sempre diversi, che per certi versi possono considerarsi libri d’artista, per il loro pregio e per la loro rarità. Musei, istituzioni e gallerie, non di rado hanno sostenuto questa sua modalità espressiva, inoltre sono centinaia le personalità del mondo della cultura che hanno parlato di Vespasiani e della qualità che lo differenza da tutti i suoi colleghi, ossia quella di non aver interessato solo addetti gli lavori nel campo artistico ma anche eccellenze che operano nei più vari ambiti del sapere; ne hanno parlato difatti poeti e scrittori, filosofi e teologi, musicisti ed atleti, astrofisici ed antropologi, orientalisti e studiosi di mistica cristiana, stilisti e storici. Una versatilità semantica che è stata felicemente corrisposta, creando successive collaborazione ma soprattutto delineando una profonda stima.
Eternals il catalogo numero 45 – realizzato in occasione della mostra al Museo del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare di Roma – corrisponde ai 45 anni dell’artista (forse un record considerando il periodo 2020-2023 dell’emergenza sanitaria che ha limitato tutte le attività espositive), il che già palesa una mole smisurata di lavoro e che, come pochissimi altri nella storia, ha visto il suo percorso definito e chiaro sin dal principio, di cui le pubblicazioni dell’epoca, che testimoniano i vari passaggi sono diventati ricercati oggetti da collezione, come i dipinti. Ma l’importanza data alla documentazione non sta nel numero, quanto nella capacità, davvero unica di rinnovarsi, di evolversi da un tema all’altro, di mostrare un’agilità di pensiero propria dei grandi maestri dell’arte. La sua collana di libri dimostra così una potenza enciclopedica del racconto, che diventa visione lucida: delle profondità degli abissi, al cosmo, della psicologia umana come dei misteri del paesaggio quotidiano.
Il merito dell’arte di Mario Vespasiani sta nell’esempio, nella determinazione assoluta, nella costanza che va di pari passo col talento, ma soprattutto nella curiosità della mente, che si fonda sulla tradizione ma che persegue l’innovazione, la sperimentazione e le collaborazioni. Se Mario Vespasiani sta tracciando un segno profondo nell’arte contemporanea è per quella dote che lo spinge a superarsi, a documentare la complessità, a non ripetersi, rischio a cui le arti odierne sono realmente sottoposte, quando ingabbiate nelle maglie dello stile e della riconoscibilità. E questo essere in costante trasformazione è la garanzia migliore di ciò che dovrebbe essere l’arte, una porta aperta su ciò che, forse si era percepito, ma mai ancora visto.
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