di ALCEO LUCIDI –
ACQUAVIVA PICENA – Si apre lunedì 15 luglio presso i locali della Biblioteca comunale di Acquaviva Picena l’interessante mostra “La magia dell’arte” che vede al centro i lavori di due pittori locali: Loredana Agresti e Luca Marcelli. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Acquaviva, si protrarrà fino al 15 agosto ed è visitabile dalle ore 18 alle 21. Artisti dalla personalità forte, in Agresti e Marcelli l’esperienza artistica e la dimensione esistenziale si legano profondamente, perché connaturati alla loro formazione, al loro modo di essere e di intendere la realtà che li circonda. Per Marcelli l’aspetto estetico è un discorso consustanziale e quasi naturale, essendo nato in una famiglia di artisti – il padre apprezzato pittore romano, la madre una virtuosa pianista diplomata al Conservatorio – dove, assieme ai numerosi fratelli, ha avuto modo di assorbire, a tratti anche gustare, in alcuni casi “annusare” – sono parole dell’artista – o lasciarsi completamente forgiare, da suoni, colori, immagini, pennelli, tele, spartiti. La sua diviene presto una ricerca del “bello” portata avanti con precisione certosina. È un iperrealismo ante litteram che nella cura del dettaglio, nel cesellamento della forma, nell’ideale di una “severità” stilistica trova i propri capisaldi. All’interno dell’esposizione, ad ogni modo, Marcelli selezionerà alcune opere provenienti da una vena più nascosta della sua produzione, quella astrattista a tecnica mista, dove ad essere messa a nudo è la personalità del pittore che si racconta e riavvolge il nastro della sua vicenda. Loredana Agresti condivide con Marcelli il piacere della creazione. É, come lui, precoce nel sentirne la pienezza. Disegna sin da piccolissima e, come spesso accade, sente di dovere provare e riprovare, smontare e riattrezzare l’oggetto della sua rappresentazione. Per la Agresti la ricerca è più spostata verso una complessità tutta sua, onirica e trasfigurata, “inquietante” – secondo lei – nel suo volersi rendere esplosivamente evidente. L’uso della biro Bic nera, nel suo caso, è un elemento particolarissimo. Graffiante e nostalgico, questo mezzo tecnicole permette di trovare una cifra stilistica originale senza distaccarsi dai suoi fermi propositi estetici, ovvero quelli di riplasmare la realtà dove averla indagata e di conservare i ricordi una vita dopo avere dato un nome e (ri)disegnato il senso degli oggetti. In questo, probabilmente, un percorso inverso e speculare a quello di Marcelli pur nella loro radice comune: il senso dell’arte nella compiuta perfezione (culto della forma?) dell’atto creativo.
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