di REDAZIONE –
“La ricostruzione immateriale. La Sibilla e il patrimonio simbolico attrattivo, istruzioni per l’uso”, l’incontro si è tenuto martedì 27 agosto alle ore 21.30, presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno –
ASCOLI PICENO – “La ricostruzione immateriale. La Sibilla e il patrimonio simbolico attrattivo, istruzioni per l’uso”. È il titolo del confronto andato in scena martedì 27 agosto, nella Sala della Vittoria della Pinacoteca, in occasione di “ControVento Festival dell’Aria”. Presenti il Commissario straordinario Ricostruzione Sisma 2016, Guido Castelli, insieme ai direttori artistici della manifestazione, Davide Rondoni e Carlo Bachetti Doria, il presidente della Fondazione Marche Cultura, Andrea Agostini, l’antropologo Giacomo Recchioni, il direttore dei Musei Civici, Stefano Papetti, lo showman Pier Paolo Piccioni. In apertura ci sono stati i saluti istituzionali da parte dell’assessore regionale Andrea Maria Antonini e dell’assessore comunale Francesca Pantaloni. L’incontro è stato promosso dal Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016. La conduzione è affidata a Carlo Bachetti Doria.
Ricostruzione immateriale e spopolamento: a otto anni dal sisma resta forte l’attenzione anche per altri aspetti, fondamentali per le sorti del territorio. «La crisi demografica è il tema dei temi – afferma il commissario Guido Castelli -. Il processo di ricostruzione non è solo fatto di malta e calcestruzzo, ma si compone anche di un pensiero strategico che mira a contrastare il grande problema dello spopolamento che affronta tutto l’Appennino centrale e che il post sisma 2016 ha ulteriormente accentuato. La ricostruzione di borghi, paesi, città, ma soprattutto di servizi, comunità e opportunità è tra le carte da giocare per far tornare attrattive queste zone. Ci siamo posti il tema di affiancare a ricostruzione fisica una serie di indirizzi che curassero uno dei maggiori problemi di questo terremoto e che lo identifica più di altri: lo spopolamento. È la questione più urgente che si pone: ancor prima del 2016 questi erano territori affaticati demograficamente: allora è necessario porci la questione di renderli nuovamente abitabili. Il nostro obiettivo è un “neopopolamento”. La storia dell’Italia è anche soprattutto una storia di terremoti. «Ognuno di questi rappresenta un cambiamento. È sempre stato cosi. In seguito le comunità si pongono il problema: come poter rigenerarsi. Il terremoto è un fenomeno inatteso, radicale e con effetti che tendono a perdurare nel tempo. Ma rappresenta anche una cesura e l’occasione di rilettura del patrimonio, utile per ricompaginare e dare una sorta di aggiornamento. Nella difficoltà e nel danneggiamento può produrre una naturale propensione a rileggere e ripensare le cose. Dal terremoto non si rinasce, si nasce», aggiunge Castelli.
«La ricostruzione immateriale dovrebbe essere il vero principio ispiratore dell’azione pubblica – sostiene il presidente della Fondazione Marche Cultura, Andrea Agostini -. Tanto è stato fatto e grande è l’accelerazione sulla ricostruzione in questi ultimi mesi. Bisogna preservare le comunità che già soffrivano lo spopolamento: provvedere affinché possano rifarsi una vita, aiutare l’economia ad esempio con la creazione di una no tax area. Altrimenti dopo 15 anni chi è andato via non tornerà più. Il traguardo è preservare identità e valori. E la Fondazione Marche Cultura vuole andare in questa direzione». C’è tanto fermento in questo periodo nel territorio ascolano e nella regione anche per quanto riguarda la produzione cinematografica e televisiva. «Propongo sempre le Marche ai vari operatori. E una volta che arrivano qui si innamorano», chiosa il presidente della Fondazione.
L’antropologo Giacomo Recchioni guarda alle sfide di domani. «C’è qualcosa che unisce le Marche. Il dialetto piceno abbraccia tutto il medio Adriatico. Il nostro futuro? È il turismo lento. Dobbiamo avere una maggiore consapevolezza, riuscire a creare un nostro modello turistico piceno. Dobbiamo guardare alla nostra identità. Plutarco ci informa come i Romani, durante la guerra sociale, ad Ascoli distrussero la biblioteca. Qui c’era il sapere greco, il sapere antico». Pier Paolo Piccioni si sofferma sulla questione dialettale: «Difficilissimo trovare un fattore comune nelle Marche. Di certo non va ricercato nella lingua. Cerco sempre di propagandare il mio dialetto nei miei spettacoli. A Napoli, i fratelli De Filippo hanno sdoganato il napoletano e lo hanno fatto diventare una lingua. Un’operazione simile la sta compiendo, negli ultimi anni, la Puglia. Il Piceno può fare molto. Per valorizzare un dialetto si deve però creare una letteratura. Non solo poesie e racconti, ma anche canzoni e soprattutto cinema».
Il direttore dei Musei Civici di Ascoli, Stefano Papetti, pone l’attenzione alla problematica dei musei. «Nonostante i due terremoti, nel 2009 e nel 2016, i cinque musei di Ascoli sono rimasti sempre aperti. Non esiste un modello: la maggior parte sono musei comunali non hanno aiuti dallo Stato né dalla Regione. Si reggono con difficoltà. Molti non sono fruibili per via del terremoto: uno di questi è uno dei più belli, quello di Montefortino, definito “Il Louvre dei Sibillini”, chiuso da anni per inagibilità. Il tempo oggi è cambiato, il museo è cambiato. Non è più quel luogo dove un visitatore osserva un quadro. C’è bisogno di grande capacità di coinvolgimento, anche grazie a quanto la tecnologia ci può mettere a disposizione. E poi non dobbiamo guardare indietro, ma avanti: ci sono tantissimi talenti marchigiani conosciuti fuori dalle Marche e che noi non conosciamo. Devono invece essere valorizzati». Papetti accenna alla questione turismo: «Coloro che vengono ad Ascoli non sono interessati alle vacanze al mare e viceversa. Abbiamo utenze diverse. È un altro turismo. Non dobbiamo avere come modello Siena o Firenze, ma servono strutture per accogliere quel genere di turista».
Davide Rondoni dà la sua versione. «Perché la Sibilla? È un simbolo del sacro. E questo è un momento di passaggio, un momento di domanda. La Sibilla è la donna della soglia a cui tutti vanno a fare domande. Non ci sono tante figure così forti. Era tempo che Ascoli e il suo festival si riappropriassero di questa figura universalmente riconosciuta. La Sibilla è una dei grandi emblemi del sacro. In un’epoca in cui si affermano come valori solo il numero e il consumo, l’unica cosa che si può opporre, come dicevano Pasolini e Eliot, è la permanenza del sacro, quella cosa a cui non puoi dare un valore economico. C’è un’esigenza del sacro anche nel contemporaneo. La domanda non tace. E la cultura deve saperla leggere». E poi le idee per il futuro. «Un grande parco dedicato alla Sibilla. L’Italia è la patria dei particolarismi. È la nostra forza. Lavorare sui grandi simboli è assicurare la dimensione del sacro alla nostra epoca. E poi puntare sul pianoro di San Marco: bisogna fare rete. Ci sono privati che custodiscono un luogo e devono essere aiutati».
“ControVento Festival dell’Aria” è patrocinato da Camera dei Deputati, Ministero della Cultura. È promosso da Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016, Regione Marche, Comune di Ascoli Piceno, Camera di Commercio delle Marche, BIM Tronto, Fondazione Carisap, Amat, in collaborazione con Consorzio Turistico Monti Gemelli (Cotuge). Il Festival è organizzato dall’associazione culturale AssoItalia. La direzione artistica è curata da Carlo Bachetti Doria e Davide Rondoni. Tutti gli spettacoli e gli eventi presenti nel programma sono gratuiti e aperti al pubblico fino ad esaurimento posti. Info e prenotazioni: 388-1085220.
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