di REDAZIONE –
Presentato il 21 dicembre un libro di storia che individua questioni fondamentali e apre una necessaria discussione cittadina –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La presentazione del Libro “San Benedetto in Albula” di Valter Laudadio (Editore Capponi) che si è svolta al Museo del Mare a cura del Circolo dei Sambenedettesi ha visto un grande afflusso di pubblico e una partecipazione viva di tutti i presenti. Il volume appena uscito affronta un tema di grande interesse come le origini medievali del primo nucleo abitativo del Paese Alto da cui derivò la formazione del Castrum di San Benedetto in Albula così come il sottotitolo già delinea “Formazione di un territorio e di una comunità nella bassa valle del Tronto”. Finalmente tutta la documentazione esistente negli archivi sulle origini è stata raccolta dall’autore ed è a disposizione di lettori e studiosi, ben 131 documenti dal IX al XVI secolo che permettono di ricostruire otto secoli di storia. Alcuni momenti e temi della vicenda delle origini sono da riconsiderare in base alla minuziosa ricerca di Laudadio che consegna alla città di oggi nuove visioni e diverse datazioni sugli avvenimenti e sui luoghi simbolici della nostra storia. Su due aspetti vogliamo soffermarci per l’importanza delle nuove acquisizioni che la ricerca di Laudadio ha illuminato: la datazione della Torre dei Gualtieri ( lu campanò) e il culto del Santo patrono.
Sulla prima questione il pensiero dell’autore è così sintetizzabile: i figli di Gualtiero “fondano” San Benedetto in Albula nel 1146. Non si capisce perché avrebbero dovuto dotarlo di una torre; in ogni caso mai si trova traccia della stessa. La torre viene eretta dal Comune di Fermo dopo il 1280, dopo cioè che ha dovuto comprare, pagando 8000 libre, tutte le quote di possesso del castello per proteggere la bassa valle del Tronto dagli assalti anche militari portati da Ascoli.
Sul tema del patrono San Benedetto Martire riportiamo in sintesi le conclusioni di Laudadio:
– Le notizie che provengono dalla analisi di fonti come la liturgia (calendari ecclesiastici e ufficio delle ore) e le visite pastorali indicano un santo “minore” non per la persona quanto per il luogo.
– Benedetto diventa patrono nel 1679, quando il vescovo Ursini ordina latranslatio delle reliquie in un posto più adeguato, l’uso del rito doppio (il più solenne) per le celebrazioni e la processione commemorativa.
– Va superato il contrasto troppo frequente tra chi non tiene in alcun conto la tradizione e chi ignora l’apporto della ricerca. L’autenticità (avvenimento, reliquie ecc.) costituisce un fatto storico, non dogmatico, pertanto è di competenza della critica storica; infatti la Chiesa non obbliga i credenti ad assumere posizioni acritiche:
– “esorta ad affrontare lo studio …… senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti” (Giovanni Paolo II, 1998)
– “I fedeli […] amano le reliquie. Ma una pastorale illuminata sulla venerazione dovuta a esse non trascurerà di assicurarsi della loro autenticità; là dove essa sia dubbia le reliquie dovranno, con la dovuta prudenza, essere ritirate dalla venerazione dei fedeli” (Direttorio su pietà popolare e liturgia, 2002).
Come si può dedurre da queste considerazioni il libro riapre diverse questioni che vanno affrontate con la necessaria attenzione e con una storiografia più attenta ai documenti e capace di animare una riflessione critica su questioni di non poco conto sul peso della tradizione e sulla necessità della ricerca. Il Circolo ha voluto proporre il libro ai sambenedettesi per aprire una discussione su nodi fondamentali della nostra storia. Il libro è ora a disposizione di tutti.
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