Rubrica “Poesie e Racconti” del Graffio
“L’AMORE RITROVATO” di ANTONIO DE SIGNORIBUS
Premessa
La fiaba che ripropongo all’attenzione dei lettori avvince non solo per i suoi contenuti fantastici, che sono importanti, ma anche perché la fiaba ci indica la strada. Ci dice che non bisogna mai rassegnarsi, anche quando le situazioni appaiono disperate; che non bisogna mai perdere di vista la speranza perché gli ostacoli, le avversità e i fallimenti alla fine si risolvono, e la felicità arriva, all’improvviso, con un tocco leggero. La fiaba, svolge, insomma, una funzione di incoraggiamento alla vita, che non è cosa di poco conto, considerati i tempi difficili, incerti, oscuri e ruvidi, che stiamo vivendo. Eccola.
C’era una volta, in un un certo reame, una castellana bella come il Sole, anzi ancora più bella: così diceva il popolo in quel tempo lontano. I suoi occhi, poi, erano azzurri come un cielo di primavera; chi aveva avuto la possibilità di vederla, anche solo per un attimo, rimaneva estasiato e conquistato da tanta bellezza. A queste doti esteriori univa, poi, una straordinaria dolcezza e delicatezza, che ne faceva una persona unica, desiderabile, ma inarrivabile. Tutti la cercavano, tutti la volevano: principi, re, ricchi possidenti, e gente comune. Tuttavia, la bella Castellana, sempre con molta dolcezza, declinava l’invito. Ma i tanti No, non potevano durare a lungo. E, infatti, un giorno, il figlio di un re, passando da quelle parti, la vide e se ne innamorò perdutamente; anche il cuore della bella ragazza cedette al fascino del giovane principe. Dopo qualche giorno, il principe, la chiese in moglie perché non poteva vivere senza di lei. Era già stato fissato il giorno delle nozze, quando scoppiò una guerra e l’amato dovette partire per difendere il suo regno. La bella Castellana gli giurò che lo avrebbe aspettato per sempre, tessendo una tela di fili d’oro. Passarono gli anni e del principe non si seppe più nulla. Intanto la tela si allungava, e si allungava. Andò, addirittura, a cercarlo nel suo regno, ma nemmeno il re e la regina, affranti dal dolore, sapevano spiegare il perché di quel silenzio. Tornata al suo castello, si sentiva morire; così, una notte, senza essere vista da nessuno, si mise in cammino per cercare il suo amato. Consumò ben sette paia di scarpe di ferro per quanto camminò; oltrepassò boschi e foreste, colline e montagne, pianure e deserti, fiumi e laghi, mari e oceani; domandò a centinaia di persone, anche a streghe e a fattucchiere, ma nessuna seppe darle una risposta precisa, o una speranza. Era proprio scomparso! E la guerra era finita da un pezzo. Tornò dunque al suo castello con la morte nel cuore. Le stagioni passavano e si ripresentavano sempre più tristi e vuote, ma del principe nessuna notizia. La bella Castellana, dagli occhi azzurri e profondi, consunta dal dolore e con la speranza di rivederlo ormai ridotta a un lumicino, cominciò lentamente a deperire. Stava quasi per andarsene al creatore, quando un giorno sentì bussare al portone del castello. Il suo cuore stava impazzendo di contentezza, mentre i suoi occhi tornarono a brillare come un tempo… «È lui, è lui!» diceva tra sé e sé. E, infatti, era il principe, suo promesso sposo, che la prese tra le braccia e la portò, in carrozza, nel suo castello, per celebrare le nozze. Appena lei poté parlargli, con un fil di voce, pronunciò solo queste parole: «Se avessi tardato un altro giorno, solo uno, mi avresti trovata morta, china sul telaio». E il principe le rispose: «Ma non sei morta, amore mio, e anch’io sono in vita per miracolo, poi ti racconterò tutto; ma ti ho sempre pensata, e ho sempre pensato a questo momento: ora è tempo di nozze, di gioia e di felicità; lasciamoci andare alla vita, alla festa per il nostro dolce amore ritrovato, tutto il resto non conta più niente. Noi siamo ancora qui e siamo innamorati, oggi come allora, nonostante tutto». Dopo queste parole si abbracciarono, si baciarono e dal cielo, miracolosamente, venne giù una cascata di petali d’oro.
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