“Ammmorte”, presentazione del libro fotografico di Rita Vitali Rosati all’Ospitale di Grottammare

di REDAZIONE –

GROTTAMMARE – L’Associazione Culturale Blow Up e La Petite Maison de Sons et Lumières presentano il libro “AMMMORTE” della fotografa e artista Rita Vitali Rosati che dialogherà insieme a Danilo Cognigni sulla sua ultima pubblicazione, frutto di un lungo lavoro di ricerche fotografiche sulla morte. L’incontro avrà luogo giovedì 17 aprile, alle ore 21.15, all’Ospitale Casa delle Associazioni di Grottammare Alta. L’ingresso è libero. Appare evidente che l’archetipo della morte è il fine ultimo al quale giungere “leggendo” queste fotografie nella loro sequenza narrativa (come fossero un elaborato di parole). Fotografie che non possono non essere ispirate a quanto sta succedendo nel mondo, ai teatri di guerra e all’assurda violenza umana perpetrata attraverso lo scontro tra i popoli. Rita Vitali Rosati ha realizzato il progetto spostandosi idealmente e geograficamente in Medio Oriente, in Africa e nelle terre dove predominano le disumanità. L’arte della fotografa milanese che vive nelle Marche, a Fabriano, è tipica di chi antepone la provocazione alla vista e alla visione, scoprendo dunque il lato oscuro delle cose. Lo sguardo va oltre l’immagine che sorprende e disorienta. La pena di morte, certamente, è il filo conduttore, ma non solo: in questi fotogrammi emerge la testimonianza dell’evocazione, della prevaricazione, del sopruso, dell’annichilimento.

Rita Vitali Rosati è nata a Milano, nel 1949. Vive e lavora nelle Marche. Dagli anni ‘70 ha esposto i suoi lavori in spazi pubblici, e gallerie private: alla Galleria Luciano Inga Pin di Milano e Galleria Bianca Pilat; allo Studio Bocchi, al Macro di Roma; allo Studio Adriana Cavalieri di Bologna; alla galleria Franco Marconi di Cupra Marittima; allo Spazio Sponge di Pergola e Pio Monti a Macerata. Ha presentato le sue opere al Dicastero della Cultura di San Marino; ad Arte Fiera di Bologna e Artissima di Torino; all’Expo Internazionale di Basilea e al Palazzo Ducale di Zara (Croazia). Come in una “arena”, privilegiando idee e concetti, l’autrice si mette in scena, attraverso video e performance: (Mastica e sputa, 2009), (A me le mostre mi vengono sempre diverse da come le avevo pensate, 2017), (Mi chiamo Rita, ballo, canto, scrivo versi in notturna, 2018), (Quanto silenzio si sente a sinistra, quanto silenzio si sente a destra, 2019). La lunga frequentazione e l’interesse per la scrittura, tra convegni e reading, hanno prodotto volti e altre testimonianze condensati in abili scatti fotografici. Ha pubblicato libri fotografici e di sola scrittura: “Inventario, con elenco”, 2000; “Ahi”, 2010; “La passiflora non è una passeggiata en plein air”, 2013; “MemoryCard”, 2016; “Dalla naftalina alla luna”, 2021; “AMMMORTE”, 2023.

La Petite maison des sons et lumières viene fondata nel 1995 nei suggestivi locali di un vecchio palazzo del centro storico di Fermo. A fondarla è Danilo Cognigni che trova ispirazione per il nome e per la filosofia di conduzione nell’importante fondazione omonima nata in territorio francese nei primi del secolo scorso. L’impronta francofona di partenza non vuole distinguersi soltanto attraverso il sofismo linguistico ma, piuttosto, vuole trovare consistenza nel particolare percorso di studi che Danilo Cognigni aveva intrapreso in Francia negli anni ‘80: al tempo aveva infatti frequentato un corso parauniversitario a gestione autonoma presso l’École des Beaux- Arts, a Parigi, patrocinato dalla Université de Vincennes à Saint-Denis. Il piano di studi – istituito solo da pochissimi anni – affondava le sue radici in tematiche come l’educazione visiva e l’estetica dell’immagine. I modelli inscritti da Roland Barthes venivano “aggiornati” da una nuova materia, pressoché sconosciuta e ignorata in Italia, la “photographie pulsionelle”, tradotto in fotografia pulsionale.
La fotografia pulsionale trae spunto dal pensiero di J.-F. Lyotard alla luce del concetto di “figurale” e successivamente ripreso, elaborato e collegato al “visivo fotografico” da Frank Popper. La Petite maison des sons et lumières di Fermo nasce quindi, da un’idea germinale messa a dimora nella fecondità dell’estetica della fotografia; in breve tempo evolve, sviluppando un vivace organismo di ricerca che determina poi l’intera traiettoria di crescita.
Nel 2009, alle soglie del 15° anno di ininterrotta attività, la Petite maison des sons et lumières, avverte un’esigenza più forte: uno sviluppo capace di propagarsi oltre la circolarità interna con l’esposizione allargata delle esperienze e con un ulteriore ed evoluto affinamento concettuale. Un estensione ancora più coinvolgente, capace di condurre a nuovi codici e che abbia la possibilità di reciproco riconoscimento. Attenta a non scivolare nella retorica, la Petite maison des sons et lumières vuole lanciare segni e segnali producendo richiami di sempre maggiore intensità: parlare, scrivere, fotografare, suonare: cercare meticolosamente di trattenere qualcosa, di far sopravvivere qualcosa; strappare qualche frammento al vuoto che ci si scava intorno, lasciare, da qualche parte un solco, una traccia, un’impronta o qualche segnale. E così, tra la Petite maison des sons et lumières e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Porto Sant’Elpidio viene sottoscritto un importante protocollo di intenti destinato allo sviluppo di un Centro Indipendente di Ricerca, di Studio e di Divulgazione della Cultura dell’Immagine.

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