La Pineta dei Bersaglieri nel fascino di settembre

di ENRICA LOGGI –

Per chi va verso Grottammare o per chi torna, c’è un luogo modesto ma pieno di una singolare vitalità, ed è una pineta che accoglie anche altri alberi. In mezzo a un rettangolo coronato dalla frescura e dal verde rigoglioso di differenti piante, c’è una piccola statua della Madonna col Bambino, in mezzo a vasi di geranio, rose e altri fiori magari artificiali, che donano però colore a questa effigie sulle cui mani una mano silenziosa ha poggiato un policromo rosario. Questa Madonnina ha un viso dolce, di colore grigio come il suo manto scuro, scolpito da mani delicate e un po’ inesperte. Chi entra e la scorge la saluta e si ferma per pregare o interrogare silenziosamente.
Si fa amare questo luogo e i suoi colori, ombre distese e figlie delle chiome degli alberi, che s’allineano a contornare una superficie piccola ma soave, che soprattutto in estate fa sentire i suoi effluvi e sembra anch’essa una preghiera, lenta e molle lungo il profilo di siepi di pitosfori, che cingono questo spazio e ospitano giochi per bambini, strutture ginniche e giochi di ombre.
Intorno alla Madonnina sorgono, quasi numi tutelari, tre piccoli cipressi. Alcune presenze femminili coltivano il giardinetto intorno alla statua, e tengono spontaneamente pulito questo angolo che vive e ha una misteriosa parola per chiunque, anche per chi distrattamente attraversa i viottoli e va a raggiungere il mare che è lì a due passi, luminescente aldilà degli oleandri ancora rigogliosi.
Qualcuno potrebbe chiedermi cosa c’è di straordinario in questo parco che somiglia a tanti altri. Io rispondo che proprio perché non è straordinario riesce ad accogliere in sé fenomeni ravvicinati come il tremore delle foglie, un linguaggio di vario verde che plana  e disegna a terra, sul brecciolino, un percorso amato dai bambini, visitato dal sole nel pieno delle mattinate, carico ogni volta di un pensiero in più che gli alberi donano, in silente conversazione, così gli eleganti tigli come un gracile ginkgo biloba o un susino dalle foglie rosso scure cariche di grazia nelle gentili movenze.

Qui nell’ombra fiorisce la mia voce
in ogni pianta che posso contemplare,
sotto il sole risorto a illuminare
la vita che verdeggia di ora in ora.

Adesso, con l’affacciarsi di settembre, tra le foglie compaiono piccoli semi che sporgono dal gioco dei rami e s’immergono nel chiarore un po’ nostalgico del cielo innamorando chi passa e sosta. L’attenuarsi dei colori tendenti al giallo o all’ocra desta presagi dolci dell’autunno imminente. D’estate c’è anche una giostrina colorata di rosa, come un’apparizione fiabesca, e giochi per i bambini che corrono sugli scivoli o cavalcano piccole sagome di legno e fruscianti altalene.
É un luogo di pace, di tempo sospeso, quasi metafisico, e s’affaccia sui nostri pensieri più lieve di un respiro, in mezzo a collane di aghi di pino sparse a terra. A primavera il parco si riempie di margheritine, e custodisce il fascino delle stagioni, assiste al loro mutare e ringiovanire ogni volta, al parlare per cenni diversi, aspettando  silenziosamente il volgere dei raggi del sole.

Enrica Loggi
fotografie di Roberto Tamburrini

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