L’arte del fotomontaggio nei Sueños di Grete Stern

di RAFFAELLA CIUFO –

Quando per modificare le immagini si usava la camera oscura: i capolavori artistici di Grete Stern, rimasta in attività fino al 1985 –

Oggi rielaborare immagini rappresenta, grazie all’uso di Photoshop, un’attività alla portata pressoché di tutti. Ma negli anni ’40-’50 scomporre immagini, ricombinarle, ingrandirle, rimpicciolirle, inserire effetti di luci e ombre, richiedeva un grande e lungo lavoro di precisione e notevole abilità tecnica. E proprio nella tecnica del fotomontaggio, la fotografa e designer tedesco-argentina Grete Stern si rivelò un’artista straordinaria, a completamento del suo ruolo sostanziale nella modernizzazione della fotografia argentina.

Grete, morta nel 1999 a Buenos Aires dopo aver trascorso in Argentina gran parte della sua vita, era nata nel 1904 in Germania, ad Elberfeld, da una famiglia benestante di origini ebraiche. Studiò arti grafiche a Stoccarda, per poi aprire nel 1930 a Berlino con la sua amica Ellen Auerbach uno studio di grafica e fotografia, una passione quest’ultima  sempre coltivata dalla Stern e quindi perfezionata come allieva di Walter Peterhans al Bauhuas di Dessau fra il 1930 e il 1933. Il “ringl+pit” , come si chiamava lo studio pubblicitario Stern-Auerbach, raccolse sin da subito consensi per le sue realizzazioni, caratterizzate da originalità ed innovazione; tuttavia per Grete l’attività berlinese dovette forzatamente interrompersi nel 1933 in conseguenza delle leggi razziali, promulgate dal regime nazista. La Stern dovette abbandonare la Germania per rifugiarsi a Londra, dove incontrò di nuovo il fotografo argentino Horacio Coppola, suo compagno di corso al Bauhaus e che da lì a breve divenne suo marito.

Entrambi giovani di grande talento, appena trasferitisi a Buenos Aires nel 1935 catalizzarono l’attenzione e l’entusiasmo di intellettuali e artisti d’avanguardia, diventando la loro splendida casa-studio un esaltante spazio aperto per l’incontro e il confronto delle idee più rivoluzionarie. E la loro prima mostra, organizzata sempre nel 1935, viene ricordata come leggendaria per la sua modernità. Durò una decina d’anni la loro collaborazione, poi interrotta a seguito del divorzio, che portò Horacio e Grete a proseguire ciascuno per la propria strada.

Grete, rimasta in attività fino al 1985, nel suo lungo e prolifico percorso artistico si è dedicata con riconosciuta sensibilità ai ritratti, alla fotografia d’architettura e di documentazione, fra cui molto apprezzati i suoi reportages sulle popolazioni aborigene d’Argentina. Ma il suo segno, nella storia della fotografia, viene in particolar modo ricordato per la sua produzione di fotomontaggi, circa 150, realizzati fra il 1948 e il 1952 a supporto della rubrica “La psicoanalisi ti aiuterà”, curata dal professor Gino Germani per la rivista femminile argentina “Idillio”. Con questi suoi fotomontaggi – denominati Sueños/Sogni  – la Stern aveva appunto il compito di  illustrare i sogni, di cui le lettrici di “Idillio” chiedevano interpretazione al professor Germani  e la Stern ci riuscì magistralmente, creando – con i suoi collages fotografici d’altissimo livello tecnico – immagini di assoluta novità, surrealiste, di forte impatto e capaci di rappresentare spaccati del mondo interiore femminile di quell’epoca.

Un mondo, da cui emergevano anche inquietudini collettive per un mal vissuto ruolo che, all’interno della società argentina ancora fortemente maschilista, veniva attribuito alle donne. Con il suo sguardo attento, la Stern aveva dunque saputo cogliere dei sogni delle donne sia gli aspetti psichici sia quelli sociali, riuscendo poi a fonderli e a renderli di volta in volta in rappresentazioni di così straordinaria espressività da far ritenere Los Sueños i suoi capolavori artistici.

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