di REDAZIONE –
ANCONA – «Siamo qui in difesa dell’articolo 21 della Costituzione, in difesa di un principio che è fondamentale per ogni cittadino e non solo per i giornalisti: la libertà di stampa». Con queste parole il segretario del Sindacato Giornalisti Marchigiani, Piergiorgio Severini, ha riassunto il senso del flash mob che ha coinvolto un centinaio di giornalisti davanti alla prefettura di Ancona. L’iniziativa promossa dalla Fnsi, Federazione Nazionale della stampa e dal Sigim, subito appoggiata dall’Ordine dei Giornalisti, ha toccato tutti i capoluoghi di Regione. Importante, prima del flash mob, l’incontro con il prefetto Antonio D’Acunto di Ancona. «Lei rappresenta il Governo, per noi è importante questo momento, perché dimostra l’attenzione alle nostre istanze» ha proseguito Severini seduto al tavolo con il prefetto D’Acunto, il presidente dell’Odg Marche Franco Elisei, il presidente dei Cronisti Raffaele Vitali e il referente dei giornalisti pubblicisti all’interno dell’Ordine delle Marche, il vice presidente, Luca Romagnoli.
«Il prefetto chiaramente non ha potuto prendere una posizione, ma ci ha ascoltato e ha sottolineato le parole del Capo dello Stato che è intervenuto per riportare la discussione su giusti binari dopo l’attacco che esponenti del Governo hanno riservato ai giornalisti e alla libertà di informazione» aggiunge il segretario del Sigim. Il presidente dell’Ordine, Elisei, ha ribadito dentro e fuori dalla prefettura che “questa non è una difesa corporativa. La riprova arriva dalle azioni che il consiglio di disciplina dell’Ordine porta avanti proprio a tutela della corretta informazione e della professionalità dei giornalisti. C’è chi sbaglia, ma non si può generalizzare ed è inaccettabile un attacco come quello subito dal ministro Di Maio. Troppo spesso la voce critica viene letta dal potere come pregiudizio».
Al presidente dei cronisti delle Marche, Vitali, il compito di parlare della base della piramide dell’informazione: «Non ci si rende conto che frasi come quelle espresse dai vertici della politica poi possono avere conseguenze pesanti a livello locale, dove i giornalisti già combattono contro precariato e articoli pagati pochi euro subendo, spesso, attacchi alla loro professione e professionalità a cominciare dai social. Dove già tutto è permesso e dove insulti ed epiteti come quelli dei giorni scorsi danno forza e linfa per proseguire in campagne che arrivano anche all’intimidazione».
Al termine del flash mob, i giornalisti compatti hanno alzato i loro cartelli, ideati a livello nazionale: qui abita un infimo sciacallo. «È un modo per sdrammatizzare la violenza delle parole. Noi continueremo nel nostro lavoro, che è anche quello di spiegare al cittadino la differenza tra comunicazione e informazione» ribadiscono i vertici della stampa marchigiana uscendo dall’incontro con il prefetto. In piazza, i giornalisti, anche quelli sportivi, rappresentati dal presidente dell’Ussi Marche Andrea Carloni, hanno ricevuto il sostegno dei sindacati confederali, della Cna e della Regione Marche, che con il presidente dell’Assemblea Antonio Mastrovincenzo ha preso parte al flash mob annunciando una mozione urgente da far approvare nel prossimo consiglio regionale a difesa della libertà di stampa.
La solidarietà del Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli
«Massima solidarietà e vicinanza da parte della Regione Marche ai giornalisti nella loro lotta per la libertà di informazione e indipendenza della professione». Così il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, a margine di una conferenza stampa, ha voluto esprimere “la piena adesione personale e della giunta regionale alla manifestazione per l’affermazione della libertà di informazione, sancita dalla nostra Costituzione” che anche ad Ancona, come in altri capoluoghi italiani in contemporanea, ha visto riunirsi nel flashmob #giù le mani dall’informazione i giornalisti marchigiani in Piazza del Plebiscito, sotto il Palazzo della Prefettura, Ufficio territoriale del Governo. Un luogo simbolo per manifestare il forte dissenso dopo le offensive dichiarazioni del ministro Di Maio e di altri esponenti del partito alla guida del Paese.
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