di ALCEO LUCIDI –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La cucina è da sempre il regno delle donne, anche se oggi un po’ di meno con la progressiva moda degli chef – uomini – stellati ed il loro successo televisivo. Le donne ne hanno da sempre fatto il loro nido, il luogo, tra i tanti, in cui esprimere personalità e attitudine creative. La cucina del ristorante “Belle ripiene”, commedia brillante scritta dal regista Massimo Romeo Piparo assieme a Giulia Ricciardi – che apporta al testo, è proprio il caso di dirlo, un tocco di sensibilità al femminile – in scena martedì 8 gennaio al Teatro Concordia ed inserita nella programmazione delle attività teatrali dell’Amat per la stagione 2018-2019, è il piccolo mondo dove si ritrovano quattro amiche, con provenienze diverse e vite più o meno riuscite, non solo per intraprendere un nuovo progetto lavorativo ma per ascoltarsi e raccontarsi su vicende “spinose” del loro privato.
Si alternano, o meglio si amalgamano, sulla scena, sino a rendere la commedia un unicum teatrale veramente compatto, tra sarcasmo e cinismo, la nordica e vegana Leda, fissata con la cucina a basse calorie ed amante – almeno dice – della vita da single (“children free”), interpretata da Roberta Lanfranchi; la coatta ed affaccendata (ha cinque fili!) Dada, alias Samuela Sardo, popolare e sboccacciata; una smagliante e pregevole Rossella Imbrescia nel ruolo della pugliese Ida, ex ballerina classica, giocatrice seriale, convertita allo striptease per ragioni economiche; l’esuberante Tosca D’Aquino – la cui naturalezza espressiva sul palco sembra scorrere direttamente nelle vene – confrontata al personaggio, a metà tra il disilluso e l’intraprendente, di Ada, una signora che ha abbandonato il marito da dieci anni per via dei tradimenti e che lo rivede sposato, proprio nel suo ristorante, niente meno che con un uomo.
Questo piccolo gioiello scenico – che forse avrebbe meritato un accompagnamento musicale più appropriato e attagliato alla traboccante simpatia delle quattro protagoniste – è un condensato delle attese al femminile: i sacrifici rispetto alla vita familiare, il bisogno di liberazione dei costumi, la morbida e delicata confidenza anche sulle cose minime, il senso di complicità contro gli urti del presente. “Belle ripiene” – che ha girato i teatri di una decina di città italiane, ricevendo una calda accoglienza anche a Roma al Sistina e che segue il successo di “Smetti di piangere Penelope”, sempre di Piparo, (con in più l’acquisto della new entry Rossella Brescia) – è anche un colorito pastiche di dialetti (lombardo, romano, pugliese e napoletano), mescolati alla trama, così come i piatti succulenti che le girls hanno preparato a tutto andare durante la pièce (alcuni sono finiti poi in sala portati dalle attrici per i fortunati spettatori destinatari delle specialità): dal riso allo zafferano, agli gnocchetti alle cime di rapa, alle pere con taleggio e semi di zucca, ai graziosi dolcetti. Questo tempio dei manicaretti in salsa italiana varrà alla fine la stella Michelin alle tenaci “pienotte” che torneranno a sorridere ed abbracciarsi più di prima.
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